GLI OCCHI DI GLORIA, BUONA PASQUA
Gli occhi di Gloria. Buona PasquaRaccontino della notte. Oggi sono tornata ad occuparmi di giudiziaria. E’ il primo pezzo che scrivo da quando, più di un mesefa, l’invisibile bastardo ha serrato il portone del Tribunale. Serrato in senso figurato, perché nelle cancellerie si lavora, ma i processi sono sospesi. E proprio di un processo ho scritto: la procura ha chiesto il rinvio a giudizio per Jacob, il papà ivoriano che il 20 giugno di un anno fa, accoltellò la sua bimba Gloria, 2 anni: l’atroce vendetta nei confronti di mamma Isabelle che lo aveva lasciato. Non conoscevo la piccola Gloria, ma quante volte mi sono soffermata sulla fotografia che la ritrae elegante, in maglietta e golfino di color rosso, rosso come i fiocchetti dei codini sulla testa, insieme a quelli bianchi. Gloria era un bimba bellissima con due occhioni neri. Quella foto la ritrae in un momento di felicità. Lo dicono i suoi occhi. Già, gli occhi. Molte volte, nei miei racconti che butto giù per alleggerirmi il cuore affaticato da così tanta sofferenza in questa pianura di lacrime, mi capita di parlare degli occhi dei miei amati nonni. Quelli in ospedale, quelli nelle case di riposo, quelli in solitudine nelle loro case, lontani dai figli e dai nipoti. Io sono fortunata, perché l’amata Minnie è qui con me. O, meglio, io sono qui con lei che mi ospita dal 18 novembre del 1965, quando venni al mondo e poiché due anni prima era nata l’amata Adelina, il papà Piero desiderava un maschietto. A quei tempi, non c’era l’ecografia che svelava il sesso del bebè. Il mio primo vagito dev’essere stato così potente che un medico, non presente in sala operatoria, passando di lì lo sentì e alla mia bisnonna Lena disse:
