LE PASQUETTE DEI TEMPI FELICI
Ma quale uovo di cioccolata!A miei tempi la Pasqua profumava di ingredienti sapientemente amalgamati dalle mani di mia madre. E ancor più di una sua sorella, la vera artista della famiglia.Era lei che preparava la pasta di mandorleclassica per gli amaretti e aromatizzata all’anice per i gueffus. Squisite palline confezionate a mò di caramelle che appena messe in bocca facevano emettere un sospiro. Da qui il nome col quale sono appunto conosciute fuori dall’isola. Ma il pezzo forte era costituito da lui:su coccoi cun s’ou. Un pane unico nel suo genere. Non solo per gli ingredienti quanto per la preparazione dell’insieme. Che ogni mamma nonna o zia elaborava con mani esperte e con un pizzico di fantasia. La forma più gettonata era una sorta di cestino all’interno del quale mettere un uovo, su coccoi cun s’ou. Il coccò con l’uovo.Il pezzo forte della merenda del giorno di pasquetta. Si partiva verso le tre del pomeriggio in fila con le signorine dell’oratorio.Si andava in pineta o in un’altra zona di campagna. Si cantava si giocava si rideva tanto. Ci bastava poco per essere felici.Fare merenda con su coccoi era uno di quei momenti. O giocare con le amiche in mezzo al prato a‘regina reginella’quando l’unica ‘corona’ che allora conoscevamo era quella di cartone che passava di testa in testa per fare appunto la regina. Non c’era il divieto di assembramento né si doveva rispettare la distanza sociale.Eravamo felici ma forse non lo sapevamo.E se lo sapevamo, quando e perchè abbiamo smesso di esserlo?
