QUELLO CHE È SPARITO, CIÒ CHE RESTERÀ E COSA ACCADRÀ

QUELLO CHE È SPARITO, CIÒ CHE RESTERÀ E COSA ACCADRÀ

Sono scomparsi i lavatori di vetri. Sono spariti i venditori di calzini, gli accompagnatori dei carrelli del market, i questuanti e anche le puttane nigeriane. Si sono alterate le nostre consuetudini e anche i soliti fastidi, quel “no no!” sbracciato fuori del finestrino per respingere lo straccio sul parabrezza, quel “mi spiace, non ho spicci” che accompagnava il gesto della mano sulla tasca dei pantaloni a far sentire la mancanza di monete. Abitudini divenute superflue. Noie che ci lasciano, non certo per essere contenti di essercene liberati. Perché anche il fungo di smog su Roma, impressionante a vederlo da lontano scendendo dalla A1, ora non c’è, e c’è l’erbetta fra i sampietrini di piazza Navona. Ma è come il silenzio che in un thriller precede il peggio, quando uno si porta le mani al viso e magari nel buio del cinema una donna grida. Poi c’è lo scoppio, arriva il mostro, lo tsunami distrugge ogni cosa. Oppure tutto si risolve con la tromba del Settimo Cavalleggeri che soccorre i buoni e porta tutti in salvo. E allora è festa, con tutti che si abbracciano, compresi i vu lava’, le nostre imprecazioni e le puttane. Cosa accadrà? Suspense