IL VERO PROBLEMA SONO GLI ESPERTI

IL VERO PROBLEMA SONO GLI ESPERTI

Da quando siamo diventati tutti esperti non si trova più un esperto affidabile, il web pullula di tuttologi con lauree prese su Google, basta citare un argomento su di un social che mille persone saranno in grado di obiettare e confutare generando un brusio di fondo nel quale nessuno sarà più in grado di emergere, almeno fino a quando non vi sarà una evidenza talmente chiara da zittire tutti. Ma anche questo non basterà, resterà sempre una minoranza di negazionisti in agguato per approfittare della minima discrepanza da amplificare a proprio favore, non per ragioni pratiche, solo per orgoglio, io ne so più di te. È in questo contesto che si generano i peggiori errori della storia, ovvero quelli fatti affidandoci ad esperti veri, quelli con una laurea vera e con pubblicazioni alle spalle che ne certifichino le conoscenze, ma con grandi e spesso enormi conflitti di interesse. Infatti, se da un lato la conoscenza non può essere appannaggio globale ed un motore di ricerca non può essere considerato l’unico vero depositario dello scibile, una sorta di biblioteca di Alessandria dei tempi moderni, il conflitto di interesse è l’elemento davvero pericoloso e quasi sempre dannoso di ogni processo umano e per questo il vero elemento da tenere sempre sotto controllo. Chi sono i personaggi che governano le nostre società? Da chi vengono pagati? E come? Quali altri interessi possono avere? Le domande che si possono fare sono molte e ad ognuna deve essere data risposta prima di affidare un incarico e non dopo, perché sarà tardi. Ma non finisce qui, la storia ha già provato che non è facile distinguere i soggetti privi di conflitti, le varie procedure per gli appalti, per esempio, tendono spesso a fallire e le certificazioni antimafia sono spesso delle farse aggirabili con una buona organizzazione, denaro ed una buona rete, magari costruita a da erte. Beh, non è certo semplice, ma ci sono studi indipendenti e semplici osservazioni che ci possono aiutare, tra queste l’applicazione di buone pratiche di verifica dell’onestà, che non sono impossibili, ma per prime dovrebbero venire dai diretti interessati. Tra questi un esempio mai mutuato è quello della medicina. In medicina circolano interessi enormi, questa è la prima voce di spesa di quasi tutti i governi al mondo, quindi è utile cercare di evitare al meglio le mistificazioni ed i conflitti di interesse e per questo è stata introdotta da molto tempo una metodica chiamata Evidence Based Medicine, ovvero Medicina Basata sulle Evidenze, o EBM, con la quale si tenta di controllare i processi di formazione delle prove sulle quali si basano le valutazioni di efficacia ottenendo risultati sperimentali non solo scientifici, ovvero ripetibili, ma soprattutto basati su presupposti fissi e chiari. Questa metodica tende ad escludere tutti i trucchi conosciuti e ad evitarne di futuri, generando degli standard di affidabilità e proprio per questa ragione si tratta di qualcosa applicabile in tutti i campi, l’affidabilità dei processi, infatti, non è solo questione di qualità, intesa in senso moderno, ma soprattutto di possibilità di controllo e comparazione dei risultati, a prescinder dai presupposti sperati. Ma per spiegare meglio la cosa si deve fare un esempio pratico, come potrebbe l’EBM essere utilizzata in altri campi, per esempio per valutare il conflitto di interesse? La risposta è semplice e persino banale, trasformandola in Onestà basata sulle Evidenze, ovvero Evidence Based Honesty o EBH. Infatti se il presupposto è identico, valutare qualcosa, in medicina si valuta il processo che porta all’utilizzo del medicinale, in altri campi, per esempio in politica, si valuta il processo che porta all’onestà del soggetto valutato, ovvero quanto sia realmente affidabile a prescindere da altri parametri non significativi, cominciando da come parla e si veste fino ad arrivare ai titoli di studio, elementi importanti solo successivamente aduna valutazione di coerenza o, se vogliamo, di presunta onestà. Come in medicina tutto ciò si risolve in alcuni passi significativi e fissi, ovvero le linee guida, la qualificazione delle prove, le categorie di raccomandazioni suddivise tra buono, sufficiente, mediocre, scarso, la metodica attraverso modelli matematici standard, la qualità del processo e la sua efficacia. Ovviamente non ci si può esimere dall’evidenziare che in ogni caso tutto il processo può essere esposto a propria volta ad alcune criticità, tra i quali gli agenti di controllo e la formazione della raccolta e conservazione dei risultati raccolti che dovrebbero essere il può estesi possibili, ovvero trasparenti. Questo modello non è nuovo, già nel 1996 Adrian Smith, nel discorso inaugurale della sua presidenza alla Royal Statistical Society, parlando della Evidence-Based Practice, la pratica di utilizzare le evidenze come parametro di valutazione, ha sostenuto come l’Evidence-Based Medicine (EBM) fosse un esempio per tutte le politiche pubbliche proponendo come questa pratica dovesse essere utilizzata anche per le regole educative e di produzione politica e per tutte le aree governative. Dopo di lui solo pochi hanno avuto il coraggio di discuterne pubblicamente essendo questo un argomento poco piacevole per le classi dirigenti al potere che hanno spesso molti scheletri negli armadi, tra questi alcuni incontri sul conflitto di interesse nelle associazioni di pazienti tenute negli anno 1998-2002 dei quali vi è ancora una tenue traccia in rete, ma la pratica dell’EBH dovrebbe essere parte integrante dei curriculum vitae di ogni dirigente pubblico perché nella pratica quotidiana del proprio ruolo si affidi ad esperti con conflitti di interesse limitati, dato che è assodato nella pratica che il punto critico di ogni processo è proprio l’esperto, ovvero colui che promuove, controlla e valida il processo richiesto dagli amministratori pubblici. Che tutto ciò non sia frutto di sola fantasia è provato dalla recente storia italiana, l’incapacità diffusa nella nostra nazione di controllare i processi governativi da parte degli amministratori pubblici ha portato a servirsi sempre più di esperti facendoli diventare la sola soluzione a tutti i problemi, allargando il concetto al punto che per salvare l’Italia dal baratro economico è stato acclamato a capo del governo un economista i cui risultati sono evidenti a tutti, con ovvi conflitti e discussioni che non hanno alcun impatto sul benessere popolare comunque diminuito enormemente, ovvero con l’illusione del progresso la ricchezza reale è diminuita per tutti in favore delle grandi ricchezze economiche virtuali. Quindi gli esperti servono, anzi sono fondamentali, ma quando sono chiamati a gestire la cosa pubblica devono essere controllati attraverso un processo di validazione non solo dell’esperienza e delle capacità, ma anche e soprattutto del loro conflitto di interesse perchè sia chiaro come la loro consulenza possa avere un impatto sul risultato finale della loro opera, ovvero a reale vantaggio di chi.