IL «DRAMMA»DI GRAVINA, UN CALCIO AL PALLONE

IL «DRAMMA»DI GRAVINA, UN CALCIO AL PALLONE

Sono juventina, perché lo era il mio papà Piero, scomparso nel 1973, a soli 44 anni. Ma tifo anche per il Milan, la squadra del cuore del mio nipotame, l’Anna (la Principessa ) e il Pit, i gioielli di famiglia, per l’Inter, sempre per motivi familiari, per la Nazionale, anche quando incassa figuracce e, naturalmente, per la Cremonese, la squadra della mia città che è in B, ma è della A che oggi scrivo. Per dirla tutta, mi piace il calcio, ma lo guardo con occhi sereni: ‘Vinca la squadra migliore in campo’, dico ad ogni partita del campionato. Già il campionato, di serie A. Su Wikipedia vado a leggermi la storia di Gabriele Gravina, distinto signore di 67 anni, manager pugliese di Castellaneta (Taranto), residenza a Sulmona (L’Aquila), cittadino onorario di Castel di Sangro (provincia dell’Aquila), dal 2018 presidente della Figc, Federazione Italiana Giuoco Calcio. Leggo: «L’11 aprile del 2019 riceve al Parlamento Europeo di Bruxelles il premio ‘La Moda Veste la Pace’ per le attività di contrasto al razzismo nel calcio svolte nel suo mandato di Presidente della Federazione Giuoco Calcio». Chapeau! Domenica sera lo ascolto in collegamento a Che tempo che fa. Si sta battendo per far ripartire, a giugno, il campionato di Serie A. Perché, insomma, il calcio muove un sacco di miliardi. E, soprattutto, ci sono i diritti tv. Dice che c’è pronto un piano B per far giocare in sicurezza i calciatori, che poi così contenti magari non lo sono. Cortese Gravina, è vero. Il calcio muove un sacco di quattrini, che gonfiano i portafogli dei calciatori nati con i piedi fortunati. Ma se un po’ di quei miliardi finissero, che ne so, nelle sacrosante mani dei chirurghi che fanno interventi a cuore aperto, compresi i cuoricini dei neonati? Nelle mani di medici, infermieri che da febbraio, insieme ai pazienti, il loro ‘campionato’ lo stanno giocando nelle corsie degli ospedali contro l’invisibile bastardo? Nelle mani delle sottopagate forze dell’ordine? E potrei continuare. Perché veda, cortese Gravina, nella mia pianura di lacrime non si sa più dove mettere le bare. E pensare al calcio… Dice che le tirano la giacca. Le credo. E di trovarsi solo «in questo dramma». Sì, usa la parola «dramma» e per essere sicura, qualche ora dopo vado a risentirla su Rai Replay. Per me, il dramma è ben altro nella mia pianura di lacrime. Alla Domenica Sportiva fanno un sondaggio: chi è d’accordo per la ripresa del campionato? ; . Io sono in quel 44 %. E lo è l’amata Minnie, mia madre, classe 1933, che da ragazza ha vinto qualche gimkana in auto, insieme a Fulvia Carulli, ha sciato e giocato a tennis. Di calcio ne sa poco, ma quando gioca la Nazionale, tifa sul divano accanto a me. Lei, cortese Gravina, parla di . Oggi, a Cremona si contano 74 contagi in più per un totale di 5.491. E 7 morti in più. Ad oggi, piangiamo 918 familiari, amici, conoscenti sconfitti dall’invisibile bastardo. Ad oggi, in Lombardia sono morte 12.376 persone, in Italia 24.114. Ecco, per me questo è il dramma. Scusate il disturbo.