SIRIA. CHIACCHIERE E DISTINTIVI
Sarà così simbolico -se sarà – e in punta di missile l’attacco di Obama alla Siria di Assad da poterlo considerare una vistosa marcia indietro, un rovesciamento delle cose, invece che la fine di un conto alla rovescia ? Facile che le cose vadano così, e viene da prendere anche le drammatiche immagini che raccontano di un attacco con il napalm a una scuola, da parte dei lealisti, come uno sberleffo impunito: mi vuoi punire per le armi chimiche spese in una questione interna ? E io ti ricordo, con il napalm, il tuo passato meno glorioso. Ora, lasciando perdere la posizione italiana, lo scudo di cartone di un del tutto improbabile avallo del Consiglio di sicurezza, come alibi per nascondere un impegno, più che in Afghanistan e nello stesso Libano, in un oneroso conflitto politico tutto italiano (avrebbero potuto reggere le larghe intese, altrimenti ?) e stendendo un velo pietoso sul mantra ipocrita della rivendicazione di vie diplomatiche per risolvere un conflitto sanguinoso che dura da due anni, alla faccia della diplomazia, restano alcune domande irrisolte.E’ un bene che Obama abbia fatto, nella sostanza, un passo indietro? Di nuovo, la pace non è un valore assoluto, ed è una parola ormai inadeguata a descrivere il mondo reale. E’ pace quella che consente le stragi ? Piuttosto, indifferenza, o , nel migliore dei casi, impotente rassegnazione. Timore di guai maggiori, come ricorda l’Iraq, o di purgatori eterni, come l’Afghanistan. Il fatto è che in questi giorni si consuma l’esito finale di un processo iniziato più di vent’anni fa. Scomparso il bipolarismo Mosca-Washington, che ha garantito l’ ordine mondiale dal dopoguerra in poi, si è parlato con toni critici degli Stati Uniti come gendarme unico del mondo, e con toni speranzosi di multipolarismo. Il gendarme unico ha fallito nel sogno di esportare le democrazie, ha vinto battaglie e perso le guerre contro gli assi del male (Iraq dilaniato da una guerra civile permanente, Iran sulla soglia dell’arma nucleare, fondamentalismo che risorge sulle ceneri di Bin Laden), ha fallito in Medio Oriente e altrove, ha preso, indossata la divisa democratica, sbandate solenni nelle primavere arabe, non ha saputo che pesci pigliare in Egitto, e constata ora la vacuità dei suoi ultimatum. Con che faccia Obama pretenderà dall’Iran la rinuncia all’atomica, ora ? Quello che si annuncia, negli Stati Uniti, è un deluso ritorno all’isolazionismo, confortato dall’autosufficienza energetica, ma umiliato esattamente come dopo l’avventura dell’elicottero nel deserto iraniano, Carter presidente. Quel che dobbiamo attenderci è un nuovo disordine mondiale, senza gendarmi. Perché anche il multipolarismo è rimasto una realtà economica, con i brics, ma un nano politico capace di una sola forma di non governo: l’opposizione dei veto, l’interdizione permanente. L’Europa ? Tante chiacchiere e distintivi, e due avventure da dimenticare, in Libia e in Mali. L’altra carta invocata dalle anime belle è quella delle Nazioni Unite, la cabina di regia dell’impotenza e della disastrosa inefficacia le rare volte che ci sia azione, dalla Somalia alla Bosnia.E’, allora, una vittoria della ragionevolezza, del buon senso, questa marcia indietro ? No, è solo un Aventino morale, che ci consente di allargare le braccia e dire: abbiamo fatto il possibile. A ognuno le sue guerre e guerricciole. Ai siriani: nessuno morirà per Damasco, vedetevela voi. Allo scacchiere regionale: Qatar e Arabia Saudita continuino a mestare in un senso, l’Iran dall’altro, e tra qualche mese il dibattito sarà se intervenire o no in Libano. Israele, fatti suoi. All’America versione gendarme il suo viale del tramonto, all’Europa la sua coscienza senza macchia, all’Italia le sue crisi e i suoi profughi. Era meglio augurarsi una salva vera di missili ? Posto che le abbiamo avallate per ragioni meno nobili, nella ex Yugoslavia e in Libia, io credo che non dobbiamo mai augurarci niente, ma non si possa neanche far finta di niente. Era comodo avere un professore-gendarme che faceva tutto lui, e non restava che scegliere se accodarsi o contestarlo, tutti presi da un vecchio programma, fondamentalismo contro Occidente. Adesso che una specie di auto cannibalismo divora l’Islam, tra sciti e sunniti, e il programma è cambiato- Dall’oglio e Quirico sono dettagli ininfluenti- non sappiamo cosa dire. Il professore non c’è più, ma l’autogestione è solo chiacchiere e distintivi. Che Damasco muoia per conto suo, non è una grande alternativa.
