CORONAVIRUS AL CONFRONTO CON LE ALTRE PANDEMIE

CORONAVIRUS AL CONFRONTO CON LE ALTRE PANDEMIE

Perché ci sono le pandemie? Come si diffondono i virus? Ci sentivamo invincibili. La parola virus non ci spaventava, perché per ognuno avevamo un vaccino. La nostra specie, grazie alla scienza, aveva relegato le pandemie ad essere un lontano ricordo, un argomento di ricerca per qualche liceale alle prese con i Promessi Sposi. Ma l’ultimo giorno del 2019, nascosta dai festeggiamenti per il nuovo anno, si insinuava silenziosa una notizia dalla Cina. Un gomitolo di proteine senza vita – questo è un virus – ci ha sconfitti. Piccolo, anzi minimo: se avesse degli occhi, vedrebbe una nostra cellula grande quanto il Vesuvio. Notevole, considerando che invece noi per vederla abbiamo bisogno di un microscopio. Il Covid-19 gironzolava tra i pipistrelli fino a qualche mese fa, un pochino diverso da come si è diffuso tra gli umani[1]. I pipistrelli sono da sempre pieni zeppi di coronavirus di vario tipo, ma per infettarci è successo qualcosa di inusuale, e cioè ha fatto un “salto” di specie, la zoonosi. In soldoni, si è leggermente modificato e si è adattato per infettarci. Appare molto insolita la provenienza dei virus Zoonotici: la maggioranza risiede proprio nei pipistrelli. Basta citare Ebola, Sars, Mers, e ora il Covid, ma sono molti di più[2]. Questi piccoli mammiferi alati sono untori perfetti, e per dei semplici motivi. Il primo ha a che fare proprio con le ali: il fatto di volare richiede un veloce metabolismo, e anche un adattamento alle alte temperature che genera. Quindi un virus abituato ai pipistrelli si è adattato ad alcuni dei nostri sistemi di protezione, come la febbre. Ed ecco una delle nostre più grandi difese è poco efficace a debellare virus provenienti dai pipistrelli. Il secondo motivo è che questi piccoli mammiferi, proprio come noi, vivono in comunità con migliaia di esemplari. Di conseguenza necessitano di un sistema immunitario eccellente, che fa da palestra di allenamento per i virus. Spesso sentiamo parlare di “Coronavirus”, ma questo termine non è preciso, in quanto di Coronavirus ne esistono numerosi. Il loro nome è dovuto a delle proteine che li circondano e che hanno per l’appunto l’aspetto di una corona. Sono virus respiratori, cioè infettano l’apparato respiratorio. Alcuni sono meno gravi e causano un normale raffreddore, altri invece hanno tassi di letalità notevoli. Ancora non abbiamo compreso in modo preciso la percentuale di infetti che viene uccisa dal Covid-19. Abbiamo visto dai dati dei vari paesi che il tasso di letalità tra le persone accertate positive è compreso tra l’1% e il 10%, ma ancora è dubbio il numero degli asintomatici, in quanto difficili da individuare. Di virus ne esistono molti, ma perché allora solo in pochi causano epidemie? Ad esempio il morbillo e la varicella, virus molto più contagiosi del presente, non potrebbero generare un numero molto grande di infetti. Il motivo ha un nome: immunità. Sono virus cosiddetti “endemici”, e cioè che da sempre girano tra di noi. Molti individui li hanno contratti in passato, e molti altri sono stati vaccinati, e di conseguenza la gran parte della popolazione ne è immune. Di contro un’epidemia per alimentarsi necessita di terreno fertile in forma di persone non dotate di anticorpi. Solo così si può innescare quella reazione a catena che fa diffondere i virus in modo esponenziale. E proprio questa diffusione esponenziale prende il nome di Epidemia. Se poi l’epidemia si sviluppa in modo planetario, gli si affibbia il nome di Pandemia. Il caso del Vaiolo mostra in modo evidente le differenze tra virus endemico ed epidemia. Nel XVI secolo il Vaiolo era un virus endemico in Europa, e cioè erano secoli che ne affliggeva la popolazione. Era un grande male, nonché una delle principali cause di morte. Ma una buona fetta della popolazione lo aveva già contratto e quindi ne era immune: i contagi erano sempre presenti ma non aumentavano in modo esponenziale. Proprio in quegli anni gli Europei avanzavano nel continente Americano entrando in contatto con la popolazione indigena. Per i Nativi Americani quello era un nuovo virus, e nessuno godeva dell’immunità. Il virus trovò terreno fertile per svilupparsi incontrastato e generò una delle più tristi epidemie della Storia. In modo fulminante le civiltà del centro America furono quasi completamente estinte. La più simile alla nostra è la famosa Influenza Spagnola che subito dopo la Grande Guerra falcidiò almeno tre volte più vite che il conflitto stesso. Anche quello della Spagnola era un virus respiratorio, e ugualmente al nostro la maggioranza delle vittime era dovuta alla polmonite con le relative complicanze. I danni furono estremamente maggiori, con centinaia di milioni di contagiati e decine di milioni di morti, numeri lontanissimi da quelli del Covid-19. Forse il virus della Spagnola era più aggressivo, ma è difficile una valutazione. Quel che è certo è che quella Pandemia fu così grave perché la popolazione si trovava già in uno stato di disagio dovuto alla Guerra, non si disponeva di trattamenti negli ospedali, nè furono effettuate misure efficaci per rallentare il contagio come il distanziamento sociale. La situazione oggi è molto differente, ma non è da escludere che il Covid-19 sarebbe stato in grado di compiere un dramma di quelle proporzioni. Sicuramente le grandi misure intraprese a livello planetario hanno mitigato molto i numeri dei deceduti. Un giorno, quando sarà conclusa, ci guarderemo indietro e dati alla mano saremo in grado di valutare meglio questa Pandemia, e le azioni che abbiamo attuato per fronteggiarla.