SCONTRI A TEHERAN: LA PROTESTA DEI COMMERCIANTI CONTRO IL GOVERNO

SCONTRI A TEHERAN: LA PROTESTA DEI COMMERCIANTI CONTRO IL GOVERNO

Scontri, cassonetti dati alle fiamme e lancio di lacrimogeni nel cuore di Tehran, al cosidetto “incrocio di Istanbul”, dove si affacciano le ambasciate di Turchia, Inghilterra e Russia, nonché la Banca nazionale dell’Iran. Tutto è cominciato attorno a mezzogiorno quando alcuni commercianti hanno iniziato a protestare, con un abbozzo di barricata in strada, a seguito dell’ultimo peggioramento del tasso di cambio con il dollaro, che oggi ha sfondato la quota di 80.000 real per una unità della valuta americana. La svalutazione della moneta iraniana, dopo la rottura dell’accordo sul nucleare e il ripristino delle sanzioni voluto da Trump, sta mandando a picco l’economia del Paese, bloccando qualsiasi transazione commerciale. La protesta dei primi commercianti, subito contrastati da alcune centinaia di agenti a piedi e poi da una sorta di cavalleria di agenti in moto, si è allargata subito a tutto il bazar, cuore di Tehran, che in breve ha abbassato le saracinesche. I bazari, ovvero il ceto dei commercianti iraniani, sono una componente economico/sociale molto rilevante in Iran. Chiaro lo slogan che hanno gridato contro il governo sfilando per le strade della capitale: “Non pensare alla Siria, pensa a noi”.