TROPPA FRETTA SULLA FASE DUE. MENTRE IL MONDO ASSISTE AI RANTOLI DEL LIBERISMO
        Forse molti non hanno ancora capito che, anche riaprendo tutto, nulla sarà più come prima. Perchè il capitalismo morente, e per questo feroce come una bestia ferita a morte, cercherà di mettere in sicurezza il salvabile, buttando tutto il resto, ad iniziare dai lavoratori. Peccato. Avevamo una grande possibilità, con il Coronavirus: ridisegnare quel mondo malato, di cui parlava l’immenso Papa Francesco un mese fa . Ripensarlo, cambiando tutto. Completamente. Del resto il capitalismo è un sistema fallito, ma è l’unico che ancora conosciamo. Che fa funzionare sempre più faticosamente le economie del mondo ormai al tracollo. Ma cambiare sistema è troppo faticoso. I quarantenni rampanti e viziati, preferiscono le scorciatoie e pensano solo a tornare agli affari, a New York come a Milano, A Berlino come a Londra. Non realizzano che hanno sprecato questi due mesi a farsi venire un travaso di bile, invece di pensare a soluzioni. L’unica, per loro, è appunto quella di tornare più agguerriti di prima sul ring. Senza perdere altro tempo. Del resto, la situazione sta precipitando, ed è vero. La fila dei disoccupati nei banchi alimentari di tutta l’America sono la dimostrazione che la crisi è durissima. Non va meglio in Lombardia, o in Inghilterra. Bisogna in tutti i modi metterci una pezza. Ripartire il prima possibile, costi quel che costi. Già, però sarà anche vero che in India rischia di fare più morti la fame che il Coronavirus, ma è altrettanto vero che duecentomila vittime in tutto il mondo , tre milioni di contagiati, sono una cifra spaventosa. Riapriamo tutto e va bene, non si può aspettare, nessuno si oppone a questa decisione condivisa a larga maggioranza. La gente è stanca, arrabbiata , affamata. Ha voglia di tornare ad una vita sociale degna di questo nome. E a questo punto, per quanto riguarda l’Italia, tanto varrebbe tornare subito, senza deroghe, agli spostamenti liberi su tutto il territorio, senza innalzare inutili frontiere regionali. Visto che quel che si doveva fare, creare un cordone sanitario attorno alla Lombardia, non è stato fatto quando si doveva, per la pervicacia degli industriali del posto. Però, attenzione, qualcuno si continua ancora a chiedere che succederebbe se tutti gli sforzi fatti in quasi tutto il mondo in questi due mesi con il lockdown, venissero vanificati da un seconda ondata di contagi, proprio come capitò cento anni fa con l’influenza spagnola, che provocò almeno cinquanta milioni di morti? Qualcuno in effetti se lo continua a domandare. Se lo chiede Angela Merkel, che vorrebbe frenare le riaperture in Germania. E’ diventata attenta al problema anche l’Inghilterra, tanto che il quotidiano The Guardian, mai simpatico con l’Italia, elogia e prende a modello le scelte del nostro governo. Ma gli Stati Uniti, la patria del liberismo, hanno già smesso di domandarsi quali effetti potrebbe avere una riapertura incontrollata e una eventuale seconda ondara di contagi. Il presidente Usa, Donald Trump, all’ultimo giro di corsa alla Casa Bianca, è in pieno stato confusionale e nonostante la pazzesca cifra di tremila morti al giorno negli Stati Uniti, la catastrofe sanitaria, spinge per far ripartire l’economia. Lui, come molti leader di altri Paesi, ha già scelto: tra arginare il crollo del capitalismo e la vita, tra il morire di fame, e il morire di virus, preferisce morire di Virus. Comprensibile, per carità. L’ unica soluzione, rischiosa, coraggiosa, sarebbe un piano Marshall senza influenze geopolitiche, e un futuro piano di investimenti statali capace di dare lavoro a tutti, riducendo le drammatiche disuguaglianze sociali e azzerando le privatizzazioni in ambiti strategici come ad esempio scuola, sanità, infrastrutture, giacimenti. Più economia reale, meno, molto molto meno economia finanziaria. Purtroppo, pare facile contrastare con intelligenza i rantoli finali di un liberismo sconfitto. Non lo è, e questo va ammesso senza nascondersi dietro un dito. Salvare l’economia, si diceva. Comprensibile, appunto. Ma non giustificabile se, come è vero, senza salvare la pelle, non c’è economia che tenga. Se una parte degli abitanti della terra dovesse morire di coronavirus, che ci fai con la ripartenza delle industrie? Si badi bene, siamo tutti contenti di tornare al lavoro, al parco, al mare, e tornare ad incontrare i parenti e gli amici di sempre. Giusto che sia così. Però forse un poco più di prudenza sarebbe stata auspicabile. Per questo, per chi crede in un Dio, almeno farsi il segno della croce o inginocchiarsi invocando Allah, sarà assolutamente necessario. Servirà per affrontare meglio la fase due, che ormai è chiaro a tutti, s’ha da fare, costi quel che costi. E senza quei cambiamenti auspicati da molti, tranne che da quell’ un per cento che ha in mano le sorti del mondo e che proprio attraverso il coronavirus vuole agevolare nuove dittature occulte e un sistema sociale e politico molto simile al Grande Fratello di Orwell. Una domanda semplice semplice, sorge però spontanea. Costoro, a chi venderanno i prodotti che sempre più persone non saranno in grado di acquistare, non avendo più un lavoro? Sarebbe gradita una risposta. Che, state tranquilli, non arriverà.
