MES ANCORA IMBRIGLIATO DAI VINCOLI? LA SORVEGLIANZA RAFFORZATA RIACCENDE IL SOSPETTO

A volte i ‘proclami’ espressi in termini sospetti, quando già le pregiudiziali sul Mes sono piuttosto forti, possono causare allarmismi ingiustificati. E’ciò che sta accadendo in questi giorni, allorché si è diffusa la notizia che il ricorso al Mes sarebbe tutt’altro che scevro di controlli e condizioni, quindi vincoli. Salvo poi rientrare nella zona franca della fiducia per quel che concerne la lealtà delle Istituzione Ue: non vi sarebbe alcuna ‘sorveglianza rafforzata’, locuzione che rimanda a timori non del tutto sopiti. E non ci sarà nemmeno la troika a monitorare l’operato responsabile del Governo per i Paesi che decideranno di fare ricorso al Meccanismo Europeo di Stabilità, reso più accessibile e meno blindato dai vincoli. Naturalmente le opposizioni, avendo sempre manifestato dissenso nei confronti del Mes, ritenuto un meccanismo tempestato di trappole, fanno leva su qualunque dubbio o notizia che possa metterlo in ombra; le strumentalizzazioni non sono mancate di certo. Secondo la notizia riportata da Repubblica, il documento sulla cosiddetta ‘sorveglianza rafforzata’ sarebbe stato trasmesso ai Governi dei Paesi membri, e al riguardo sarebbe prevista una procedura di controllo sui conti di quelli che chiederanno il sostegno del Fondo, finalizzato alla gestione della spesa per la pandemia. L’Italia tuttavia si sarebbe già attivata per rendere la clausola meno insidiosa, ed aggirare qualsiasi vincolo in futuro. Intanto, al momento, si sa che un’intesa preliminare tra i 27 Paesi Ue, dovrebbe rendere più agevole l’incontro dell’Eurogruppo previsto per l’8 maggio. Ci sono ragionevoli rassicurazioni che il solo controllo che Roma nella fattispecie potrà ‘subire’ riguarderà la verifica sulla destinazione delle risorse richieste, le quali, com’è noto, dovranno essere dirette esclusivamente alla gestione della spesa sanitaria per l’emergenza Covid-19. Non ci sarà una ‘vigilanza rafforzata’ con l’ombra della ‘troika’ sul fianco, secondo ciò che hanno riferito fonti di Governo, questo è il tracciato dell’accordo raggiunto con i rappresentanti degli altri Stati europei. Certo ci sarà da tenere in debito conto la vigilanza della Commissione, ma non si può pensare di agire in totale anarchia, le Istituzioni europee rivestono di per sé un ruolo di vigilanza verso la coerenza e compliance delle norme che ne regolano il funzionamento. Qui la Commissione dovrà vigilare sull’applicazione delle regole relative agli accordi, in questo caso sul rispetto dell’impiego dei finanziamenti per fini sanitari, di cura e prevenzione. E’ prevista un’altra riunione preliminare il 7 maggio (in vista dell’incontro dell’8 maggio), nel corso della quale sarà messa a punto la clausola di contratto dalla quale dovrà risultare chiara la durata del prestito e il costo, nonché la differenza tra spese dirette e indirette, ossia quelle che potranno essere impiegate senza formule di condizionalità, e quelle invece suscettibili delle condizioni relative al Fondo. Non si potrà prescindere dai controlli, com’è ovvio che sia, considerata anche la disastrosa condizione economica dell’Italia, causata dalla lotta contro l’aggressione del virus, e si dovrà rispondere sia dell’eventuale prestito al Mes che dalle altre possibilità di finanziamento messe sul campo ad aprile, Bce compresa. Una Bce che in questo momento per il Paese è provvidenziale, ha ragione Enrico Letta a definirla con questi termini, dato che di certo all’Italia non fanno sconti le Agenzie di rating, la cui mannaia ultimamente si sta scontando nei mercati finanziari. Se non ci fosse la Bce ad acquistare i titoli di Stato, per un valore di svariati miliardi, con tutte le criticità dell’economia in questo drammatico momento, sarebbe stato difficile stare in piedi. Chi tuona contro la Banca Centrale Europea dovrebbe pertanto riflettere un po’ di più. Tutti le forme di solidarietà dell’Unione hanno una ragione d’essere, e sono in certe congiunture sfavorevoli, per non dire disastrose, di notevole sostegno, come il Fondo di Solidarietà Europeo, al quale l’Italia ha chiesto risorse per circa 212 milioni di euro, a supporto delle alluvioni verificatesi a Venezia nel 2019. Sul Mes ormai, allorché è stato reso più ‘innocuo e light’ quanto a vincoli, stanno tornando sui loro passi anche gli esponenti di Governo del Movimento 5S, mentre per i Dem la sua utilità in questo momento è strategica per l’Italia, e non ci sarebbe il pericolo di fare la fine della Grecia. Insomma di ritrovarci i Paesi del Nord che speculano sull’emergenza economica come corvi. Ora, come si è accenato, è pronto il ‘contratto standard’ relativo al Mes destinato a scopi sanitari, con le norme per la sua attivazione quale strumento di lotta contro la crisi scaturita dalla pandemia. La potenzialità del Fondo al riguardo, in termini di risorse, è di 240 miliardi di euro, disponibili per i Paesi dell’area euro. Qualora l’Italia decidesse di ricorrervi, il sostegno in termini di cifre sarebbe pari a 36 mld di euro. Sulla sorveglianza che incombe circa l’utilizzo di questi fondi, l’Italia, come abbiamo visto, si sta già muovendo in maniera tale che in futuro non crei problemi o urti con la stessa Commissione europea o Bce, sentinelle che dovrebbero vigilare sulla diligenza e opportunità della spesa. Il cosiddetto ‘Two Pack’, che indica le regole del passaggio vincolante nel Trattato del Meccanismo europeo, con lasciapassare della troika (Commissione e Bce) e ‘sorveglianza rafforzata’, dovrebbe essere la mina vagante che l’esecutivo italiano sta cercando di disinnescare affinché l’operato possa procedere spedito, senza impedimenti che potrebbero negli anni a venire ostacolarne le scelte.