COVID-19 E RECESSIONE: DONNE E GIOVANI PAGHERANNO I COSTI SOCIALI

COVID-19 E RECESSIONE: DONNE E GIOVANI PAGHERANNO I COSTI SOCIALI

Quali lavoratori pagheranno di più la recessione post pandemia? Se lo sono chiesti, in un articolo pubblicato su Lavoce.info, Alessandra Casarico (nella foto qui sotto), docente di Scienze delle finanze all’Università Bocconi di Milano e Salvatore Lattanzio, dottorando dell’Università di Cambridge. La risposta, purtroppo, non sorprende: donne e giovani precari, le due categorie che anche prima annaspavano con difficoltà, saranno i “sacrificabili” del mercato del lavoro. Ne abbiamo parlato con Alessandra Casarico. Cosa devono aspettarsi le donne con la graduale riapertura delle attività produttive?Se nella fase del lockdown i lavoratori delle attività essenziali, rimaste aperte, si sono distribuiti in modo abbastanza omogeneo sui due generi, già dal 26 aprile è apparso chiaro che le prime riaperture (che riguardano i settori manifatturiero ed edilizio) avrebbero visto tornare al lavoro soprattutto gli uomini: 72 contro 28 per cento. Cosa c’è di nuovo rispetto ad altre crisi economiche?Finora le crisi hanno avuto l’effetto secondario di chiudere i differenziali di reddito: perché i settori più fortemente colpiti nelle crisi precedenti vedevano maggiormente impiegati gli uomini e perché, se in famiglia l’uomo restava senza lavoro, subentrava il cosiddetto secondo percettore reddito, la moglie. Che a quel punto non poteva più non lavorare, assumeva una centralità rispetto alle entrate della famiglia con tutto quello che ciò comporta in termini di autodeterminazione. Ora si è aperto uno scenario nuovo: la chiusura delle scuole ha aumentato il lavoro di cure per le donne. Nei prossimi mesi sarà interessante cercare di capire cosa sia successo nelle famiglie, se si è andati in direzione di una riorganizzazione più paritaria dei carichi del lavoro di cura o se, come è più probabile, tutto grava ancora più pesantemente sulle donne. Se le scuole non riapriranno, come verrà presa la decisione su quale genitore resterà a casa a occuparsi dei figli?Al di là della riorganizzazione interna alle famiglie, si prenderà una decisione tenendo conto della convenienza, ossia rinuncerà al lavoro il genitore che prima della pandemia guadagnava meno. Quasi sempre la donna. E tra le donne che saranno costrette a stare a casa, saranno penalizzate quelle che svolgono mansioni non sostituibili con lo smart work, mansioni di basso livello che rendono difficile una riqualificazione. Questo donne saranno a rischio di povertà non solo nel breve termine, ma anche nel lungo periodo, dal momento che la perdita di reddito si rifletterà sulla pensione. Un altro problema è la scarsa alfabetizzazione finanziaria di molte donne. Se anche possono godere di una somma di denaro tutta loro, capita che non sappiano bene come investirlo. Ritenere sacrificabile il lavoro femminile è un atteggiamento miope. Si genera meno ricchezza e quindi si avrà un’ulteriore contrazione della domanda e dell’occupazione. Quando finalmente il lavoro femminile sarà più in alto nell’agenda politica?Sicuramente non finché le task force di esperti e consulenti saranno così poco equilibrate. In quelle nominate ora per l’emergenza Covid-19 le donne sono quasi del tutto assenti. Non perché debbano stare per “fare numero”, ma perché è necessaria una visione pluralista, complessa, a cui concorrano diverse sensibilità. Sentire più voci serve a formulare meglio le proposte, a disegnare politiche più efficaci. E che dire dei giovani? C’è una narrazione secondo cui sarebbero i “padri” iperprotetti la causa della precarietà dei giovani che si affacciano al mercato del lavoro, come se il conflitto di classe si fosse trasformato in un conflitto generazionale.Al di là della retorica, è vero che i giovani sono meno protetti, perché entrano nel mercato del lavoro con contratti precari. E ora, per chi deve cominciare a lavorare in un periodo di recessione come questo, l’accesso sarà ancora più difficile. La Costituzione italiana prevede che lo Stato abbia un ruolo di guida e indirizzo sull’economia. Che cosa può fare per tutelare i cittadini più vulnerabili dal punto di vista lavorativo?Sicuramente sono necessari gli ammortizzatori classici, come sussidi e cassa integrazione. Credo che il bonus per il lavoro autonomo, i 600 euro del governo, , sia stata una buona risposta in periodo di emergenza, ma per migliorarlo sarà necessario avere più informazioni su quali lavoratori siano stati maggiormente colpiti. Molti lavoratori sono comunque rimasti esclusi da queste misure. Per le famiglie sarà necessaria un’estensione del congedo parentale oltre i 15 giorni previsti. E il bonus bebé potrebbe essere esteso oltre il primo anno di vita del bambino, come ulteriore supporto alle famiglie.Infine, dobbiamo tornare sul tema della formazione. Non tutti sono pronti per il digitale, mentre è necessario essere in grado di passare dalla modalità presenziale al lavoro in remoto con elasticità.