#FASE2. SPIAGGE LIGURI : PRIMA LO TSUNAMI E ORA LA PANDEMIA. RESISTERE CON UMORISMO

#FASE2. SPIAGGE LIGURI : PRIMA LO TSUNAMI E ORA LA PANDEMIA. RESISTERE CON UMORISMO

L’immagine più surreale dello tsunami che distrusse la costa ligure nell’autunno del 2018, era un galleggiante cilindrico alto almeno 6 metri che, strappato a un molo di Vado, rotolava sul bagnasciuga di Albisola, come le gigantesche “ruote del Tempo” dei templi indù. Due anni dopo, i danni prodotti da quell’evento pesano come un relitto sulla “Fase2” degli stabilimenti balneari che affrontano la tempesta economica della pandemia.“Ogni bagno ha avuto danni da 100.000 euro in su –racconta Gianni Abriata,vice presidente dell’associazione Bagni marini delle Albisole, e contitolare dei bagni Nettuno–io e altri due o tre gestori ne abbiamo avuto avuto per 200.000 euro, ma i rimborsi non li abbiamo ancora visti“.Dopo due anni i fondi ( meno di 100 milioni ) che avrebbero dovuto risarcire, parzialmente, i titolari dei bagni danneggiati , sono ancora nelle casse delle Camere di Commercio, bloccati dalle procedure di verifica.“ Riparati i danni, abbiamo rendicontato tutte le fatture alle camere di commercio e stiamo ancora aspettando il rimborso parziale delle spese –spiega Enrico Schiappapietra, che è il presidente ligure del SIB (Sindacato Italiano Balneari) e che a Savona gestisce i bagni Olimpia –sino ad oggi solo alcuni bagni di Genova hanno avuto i rimborsi. Il problema è che la parte cartacea è enorme e le camere di commercio son state travolte da centinaia di pratiche”.Su questa situazione si è abbattuta la paralisi del turismo indotta dalla pandemia, e la riorganizzazione imposta dalla  “Fase2” .“ Aspettiamo una direttiva nazionale –dice Paola Bearzi dei Bagni Umberto di Savona– sappiamo che potremo aprire forse il 1°, forse il 15 giugno, ma sin quando non ci dicono a che distanza mettere lettini e ombrelloni non sappiamo come organizzare il resto: le cabine, gli accessi a bar e ristoranti, la sanificazione dei bagni“.Dopo aver gestito per anni una scuola di immersione in Indonesia, Paola è abituata a vivere in altomare, ma l’incertezza oggi paralizza anche chi vorrebbe ripartire.“La mia spiaggia è profonda –dice– e per distanziare i lettini basta che sposti la prima fila più a riva, ma altri bagni dovranno ridurre drasticamenbte il numero degli ombrelloni”.Nelle chat fra gestori, dove aleggia, via zoom,  il timore di perdere la stagione, la proposta di una ditta emliana di mettere sulle spiagge deibox di plexiglas suscita  l’unico momento di buonumore: “Dev’essere un effetto del lambrusco –dice Schiappapietra– una gabbia di plexiglas in spiaggia diventa un forno : scampi al virus ma finisci bollito.”“ Aspettiamo un protocollo nazionale – dice Abbriata – ma io penso che il protollo migliore sia il neurone : se tutti usano la testa ne guadagnamo tutti. Noi ci stiamo organizzando con dei termoscanner, ma lasciano il tempo che trovano perchè non sai se uno che non ha febbre è meno infettivo e non possiamo chiedere le analisi sierologiche a tutti i clienti che entrano. Misureremo la febbre agli stagionali (una volta, ma non tutti i giorni), e cercheremo di prendere meno giornalieri possibile.”.La perdita dei turisti stranieri e la rarefazione degli ombrelloni prefigurano una stagione assai magra .“Prevediamo un calo del fatturato  fra il 65% e il 79%” –dice Schiappapietra –non verranno i tedeschi, non verranno gli inglesi e non verranno i francesi, e quanto a piemontesi e lombardi, verranno solo quando si apriranno le rispettive regioni. Che facciamo questa estate ? Turismo fra di noi ? Quelli di Finale vanno a Spotorno e quelli di Spotorno vanno a Pietra Ligure?”.Paola Bearzi racconta che alcuni gestori pensano che non valga neppure la pena di aprire, non solo perché la stagione sarà nera, ma anche perché non ha senso spendere per adeguare gli spazi alla “Fase2”, con le licenze che scadono a fine anno. Una norma del governo Giallo-Verde – la 145 del 2018 – estende le concessioni sino al 31-12- 2033, ma contrasta con una direttiva europea ( la Bolkenstein ) che impone di mettere all’asta gli spazi demaniali ogni 4 anni.Risultato : molti comuni hanno esteso la durata delle concessioni, ma più della metà non l’ha fatto.“Lei immagini di affittare un appartamento –dice Schiappapietra– e che il titolare le dica : ‘guarda, devi dare il bianco, cambiare le finestre, rinnovare i bagni perchè col Covid19 devi piastrellare tutto, e, già che ci sei, mi cambi i serramenti e la porta d’ingresso. Però alla fine dell’anno, fuori dalle balle perché mi serve l’appartamento ! Acceterebbe ?”.Gianni Abbriata ricorre invece all’ottimismo della volontà :“Avremo il 30 o 35% di ombrelloni in meno, ma facendo un sforzo in più, manterremo tutti i servizi che offrivamo prima, perché qui tornarenno milanesi che, prima della pandemia, andavano all’estero o in Sardegna e se troveranno un panorama appagante conquisteremo un cliente. Sulle concessioni sono ottimista. Ho saputo che Franceschini sta preparando una circolare interpretativa del decreto 145 che prolunga le concessioni e la difenderà anche in Europa”.I gestori di bagni chiedono che venga anticipata una percentuale dei rimborsi per i danni dello tsunami e, che venga versato il resto alla fine della rendicontazione – cioè a ottobre. Chi avrà avuto rimborsi non giustificati dovrà restituirli.“Questi soldi sono già nelle casse delle Camere di Commercio –dice Schiappapietra– che potrebbero – su imput del commissario straordinario, cioè di Toti – anticipare il 60 ,70 o l’80% dei rimborsi. Del resto i danni sono già tutti periziati  Questo darebbe un po’ di liquidità ad aziende che oggi, tra tsunami e virus, sono cornute e mazziate”