5 MAGGIO 1971, QUANDO LA MAFIA COLPI’ PER LA PRIMA VOLTA UN MAGISTRATO, PIETRO SCAGLIONE
Quando la mafia per la prima volta colpì un magistrato, il 5 maggio 1971, ero un giovane pretore a Barrafranca. L’omicidio del procuratore capo di Palermo Pietro Scaglione, insieme all’agente di custodia Antonio Lorusso, mi colpì profondamente e mi spinse a chiedere di andare alla Procura di Palermo, per ricoprire uno dei posti lasciati liberi dai magistrati che chiesero il trasferimento immediatamente dopo l’omicidio. Scaglione era uno “spietato persecutore della mafia” e un “magistrato integerrimo”, come lo definì Tommaso Buscetta durante il maxiprocesso. Si occupò dei più gravi episodi che attanagliarono la Sicilia in quegli anni, come la strage di Portella della Ginestra e quella di Ciaculli; fu tra i primi a svolgere inchieste sulle infiltrazioni nella politica e nell’amministrazione pubblica; pochi sanno che si fece anche promotore di iniziative sociali per le famiglie dei detenuti e per le persone liberate.Per la mafia le sue azioni dovevano essere fermate, come esempio per tutti coloro che erano impegnati nella lotta alla criminalità organizzata. Ma la lotta continuò e continua ancora. Il mio pensiero oggi va ai familiari del procuratore Scaglione, che tramandano la sua memoria e i suoi insegnamenti.
