IL GIORNO DELLE CIVETTE

IL GIORNO DELLE CIVETTE

Oggi ho fatto la prima uscita tra quelle concesse con l’ultimo decreto, dopo 2 mesi interi trascorsi in solitudine a casa, andando una volta a settimana al supermercato.Sono andata nello stesso posto in cui ero stata l’ultimo giorno prima del lockdown, a Villa Torlonia. Canotta, pantaloncino, scarpe da ginnastica, mascherina e guanti. C’era molta più gente dell’ultima volta, spiegabile col meteo diverso (a inizio marzo portavamo ancora il piumino, ora siamo col bikini pur sul terrazzo) e con 2 mesi di isolamento in mezzo. Non avendo altre possibilità di sfogo, inevitabile buttarsi sui parchi alla prima tornata libera.Pur in tanti, comunque molto molto al di sotto dello standard romano fuori dall’emergenza. Quasi tutti con la mascherina, anche se spesso indossata alla cazzo di cane, distanziamento abbastanza rispettato, no picnic, no panic. Al di là dei numeri, la sensazione è che ormai mentalmente siamo fuori dal lockdown.Malgrado dal 4 maggio siano state concesse di fatto solo tre deroghe, sono bastate per essere interpretate più o meno come un via libera.Ripeto non è una questione di numero di persone in giro (il mio quartiere è ancora molto lontano dal caos/ritmo ordinario) ma di testa. Per me il lockdown sarà finito quando potrò non dico abbracciare ma almeno rivedere la mia famiglia. Ma oggi, grazie anche alla possibilità di incontrare, a distanza, affetti affini, ho respirato un’aria un po’ diversa.Malgrado per diverse ragioni ci fosse un po’ di gelo dentro. A dare un tocco di brio un incontro inaspettato (a distanza) con uno dei miti artistici della mia giovinezza. Nota di colore: avevo sognato che alla prima uscita dalla quarantena lo avrei incontrato. Così è stato.Mateaux!