L’ITALIA DEL 2018? SEMPRE PIU’ SIMILE ALL’AMERICA DI SACCO E VANZETTI

L’ITALIA DEL 2018? SEMPRE PIU’ SIMILE ALL’AMERICA DI SACCO E VANZETTI

Il 5 giugno 2018, a Como, due autisti di autobus furono picchiati da quattro immigrati africani.Se ne parlò molto, in quel momento.Salvini era diventato da poco ministro dell’interno e un po’ ovunque si invocavano “pene esemplari” per i colpevoli. Il 6 giugno, i quattro erano già stati tutti arrestati, giusto in tempo per la visita di Matteo Salvini, che sarebbe avvenuta due giorni più tardi.Un capolavoro di celerità che avrà senza dubbio soddisfatto moltissimo il ministro leghista. Due dei quattro presunti colpevoli, Abdulganiyu Oseni e Jolly Imade, nigeriani, furono catturati quasi subito, ed entrambi ammisero di trovarsi a bordo di quell’autobus, pur minimizzando il proprio ruolo nel pestaggio. Per i gambiani Salifu Camara e Yusupha Ceesay, invece, le cose sono andate un po’ diversamente.Sono stati fermati dopo, altrove, riconosciuti sulla base di due tratti distintivi abbastanza “discutibili”, per usare un eufemismo: la maglietta gialla che indossava uno e il cappellino grigio sulla testa dell’altro. Esatto: i due sono stati arrestati e poi riconosciuti dagli autisti aggrediti sulla base di un’identificazione fotografica sommaria, in cui erano gli unici ad indossare una maglietta gialla e un cappellino grigio, gli indumenti che loro stessi avevano segnalato alla polizia per descrivere gli aggressori. Immaginate di essere picchiati da quattro uomini africani che vedete per la prima volta in vita vostra.E immaginate che, a distanza di parecchie ore, vi mostrino delle foto per chiedervi di riconoscerne un paio.E in quelle foto solo gli imputati indossano degli indumenti simili a quelli che voi stessi avete provveduto a segnalare nella descrizione alla polizia. Il riconoscimento di Como è avvenuto così. Ma uno dei due gambiani, al momento dell’arresto, aveva con sé una bici. E l’altro era stato visto da una testimone (ritenuta, però, inattendibile, visto che a quanto pare ricordava “troppo bene” gli orari, a detta del giudice) in un altro posto, all’ora del pestaggio. Poi sono spuntate le immagini della video sorveglianza di un tabaccaio.Immagini cui si vede chiaramente il gruppo di africani, non si vede il ragazzo con il cappellino grigio, ma c’è quello con la maglietta gialla.Quel ragazzo non è Yusupha Ceesay. Ma secondo il giudice, il fatto che un altro africano con una maglietta gialla comparisse nel filmato non esclude che, non inquadrato, da qualche parte ci fosse anche lui, il ragazzo identificato in base al colore della sua maglietta. Attualmente, Yusupha Ceesay, dopo diversi giorni di carcere, è ai domiciliari.Salifu Camara resta in galera. Insomma, giustizia è stata fatta e le impeccabili forze dell’ordine di Como hanno incassato i complimenti dello sciacallo padano per la loro abilità nel catturare immediatamente i “colpevoli”. Perché tanto erano colpevoli di sicuro.Erano neri, no? Serve altro? È curioso come l’Italia del 2018 inizi a somigliare sempre di più all’America di Sacco e Vanzetti.