IL BLITZ DI POMPEO IN ISRAELE. QUALI LE CONSEGUENZE ?

IL BLITZ DI POMPEO IN ISRAELE. QUALI LE CONSEGUENZE ?

Cosa si sono detti Mike Pompeo e Netanyahu, nella visita lampo che Mike ha effettuato in Israele? Sul tavolo una decisione di non poco conto, come una benedizione americana alla politica di Bibi che andasse oltre il placet all’accordo di governo della destra con il centrista Gantz. Alleggerito di coloro che avevano avanzato dubbi sull’alleanza. Su tale benedizione, non vi erano dubbi. Qualche interrogativo invece sul semaforo verde di Washington alla proclamazione dell’annessione a Israele del 30% dei territori palestinesi, prevista per il 1 di luglio e destinata a sancire formalmente il fatto compiuto: l’occupazione dei coloni israeliani di un’area che il diritto internazionale assegna ad altri. Su tale annessione pendeva un no di Trump, pronunciato a gennaio, nel timore di irritare quella parte del mondo arabo su cui gli Usa hanno sempre contato. Ma anche ad evitare il risentimento della Giordania e l’esautorazione di un interlocutrore politico come l’autorità palestinese. Una preoccupazione che negli ultimi tempi è stata espressa anche da una parte della stampa conservatrice di Tel Aviv. Ma i tempi stringono. E per tempi, oltre oceano, si intendono soprattutto i tempi della propria campagna elettorale, entro la quale trascinarsi dietro il contenzioso israeliano-paòestinese poteva configurarsi come un fardello ingombrante. Così stando le cose si può meglio capire la decisione di dare a Netanyahu semaforo quasi-verde. Nessuna dichiarazione ufficiale di Pompeo ma, a seguire la visita, una dichiarazione dell’ambasciatore Usa in Israele nella quale si precisa che l’annessione avverrà entro poche settimane. Guarda caso la scadenza del primo di luglio ci cadrebbe a pennello. Come dire che gli Usa non sottoscrivono di proprio pugno, ma di fatto danno carta bianca al nuovo governo d’Israele di fare quello che ritiene per lui opportuno. Ma le cose potrebbero non finire qui. Da un lato Filippo Landi (ex inviato esteri del Tg1 intervistato da il Sussidiario) spiega che Israele punterebbe presto a raddoppiare le proprie pretese, proclamando l’annessione di un ulteriore 30% dei terrirori palestinesi. Se è vero che l’appetito viene mangiando è però vero che le conseguenze di questa voracità potrebbero far perdere l’appetito alla Casa Bianca. D’altro canto si potrebbe anche pensare che la grande esclusa dalle faccende che contano (la Ue), potrebbe avere la voglia di dire la sua, visto che finora si è espressa, molto pacatamente, per la negazione ad Israele del diritto di annettersi territori altrui sulla base del principio del fatto compiuto. Ma questo forse è pretendere troppo. Resta la benedizione Usa, questo è certo, in un clima in cui la politica su tutto può contare tranne che sulle certezze. Con il coronavirus in casa di entrambe (anche in Israele è presente pure se con una intensità di poco superiore all’Umbria). Con la Cina lontana dagli Usa ma attivamente presente in Israele con la sua imprenditoria. Il futuro prossimo è pilotato da eventi che nemmeno i padroni del mondo di appena ieri paiono in grado di governare.