GIORNO 2 A VENEZIA: FIRST MAN PIACE (O FORSE NO), SULLA MIA PELLE COMMUOVE

“Si spengono le luci, tacciono le voci”… il festival veneziano è ufficialmente cominciato. Sul tappeto rosso, sotto il cielo soleggiato della laguna, hanno sfilato i protagonisti della prima giornata: Ryan Gosling, elegantissimo in un bianco-nero da tifoso juventino, Claire Foy, che cerca di camuffarsi con una stola del colore del carpet, e il giovane e talentuoso Damien Chazelle con la compagna Olivia Hamilton (e non moglie, come hanno scritto in molti). Ma dei vestiti a noi interessa poco (o dello spacco “scomodo” della Isoardi, che ha riempito le pagine delle riviste).Parliamo dei fatti: sul palco a fare il discorso di apertura Michele Riondino, orecchino, colorito grigetto, ma piglio da attore navigato. Pare contenere molto bene l’emozione che sicuramente deve provare quando entra in mezzo agli applausi e si appresta a parlare davanti a una platea gremita. Per chi non ne avesse sentito parlare, si è dato a conoscere soprattutto per il suo ruolo di giovane Montalbano nella serie omonima. Primo intoppo: inizia il discorso e parte il sottofondo musicale sbagliato, prontamente bloccato. Si riparte con la colonna sonora corretta. Riondino parla fluidamente, ci racconta la vita degli attori, che devono saper osservare e studiare i propri personaggi ma senza giudicarli, soprattutto quando sono cattivi. Sostiene che sarebbe bello se anche nel mondo fosse così, se le persone giudicassero un po’ meno. E osserva che oggigiorno preferiamo rinchiuderci in casa e non vedere, che abbiamo una tendenza a guardare le cose di traverso. Fa un discorso un po’ contorto su bei film e brutti film, dice che il rinchiudersi in casa è un brutto film, ma che prima o poi anche i brutti film finiscono e si può uscire nuovamente ad osservare il mondo. Un po’ criptico, ma fare i difficili va di moda. Gli si annoda la lingua solo nell’ultimo “cinematografica”, ma glielo perdoniamo: è umano. Si giustifica poi con un: “Ci sono parole molto difficili da pronunciare, soprattutto in queste occasioni”. La prossima volta inseriremo supercalifragilisticespiralidoso.Dopo il discorso del presidente della Biennale Paolo Baratta, che ringrazia un po’ tutti e si loda e si imbroda parlando della qualità della biennale, arriva poi il momento introduttivo al Leone d’Oro per Vanessa Redgrave: immagini della sua carriera scorrono sul megaschermo.La Redgrave mostra i segni dell’età, è una signora molto dolce che però fa un po’ fatica a parlare e ricordare i nomi da ringraziare (cita un tale Michele Del Mercato, che non ci risulta sia presidente di niente), sicuramente anche per la grande emozione. È comunque molto apprezzabile (e notevole, a ottantun anni) che parli in italiano durante tutto il suo discorso, nel quale racconta del suo amore per Venezia, per Vivaldi, per l’arte. Consiglia poi un libro di Turgenev, “On the Eve”, per il quale chiede conferma della traduzione a un Baratta che non ha visibilmente idea di cosa voglia dire “eve” (e non ha nemmeno idea di che libro stia citando la Redgrave), e conferma l’errata traduzione dell’attrice “Sotto la vispera”, quando invece il libro è pubblicato in Italia come “Alla vigilia”.Arriva poi il momento della presentazione delle 21 pellicole in concorso. Si continua con quella dei giurati che assegneranno il Leone d’Oro: Guillermo del Toro, già vincitore del Leone d’Oro con “La forma dell’acqua” nel 2017, presiede il gruppo; e, udite udite, ben cinque donne contro tre maschietti in giuria (presidente a parte). Che ci sia un complotto femminista (contro il maschilismo di Barbera)?Ma arriviamo dunque a parlare di film, in particolare cominciamo con “First man”. Che accoglienza ha ricevuto? Ebbene, dipende in che luogo del mondo vi troviate, il film è stato accolto con “applausi meritati” oppure “in modo piuttosto freddo”. Non ci credete? Leggetevi “El País” che se ne esce oggi con un titolo eloquente: “Il viaggio verso la Luna di Chazelle si schianta a Venezia per mancanza di benzina”, parlando di “fredda accoglienza”. E guardate invece i titoli de “Il Giornale”(“A Venezia, applausi meritati per ‘First man’ di Damien Chazelle”) o de “Il Corriere” (“Applausi per ‘First man’ di Chazelle e il viaggio verso la Luna di Gosling”). Che abbiano assistito a due pellicole differenti?L’altro film che ha fatto discutere e che è stato proiettato ieri (in gara nella sezione “Orizzonti”) è “Sulla mia pelle”, film di Alessio Cremonini con Alessandro Borghi nei panni di Stefano Cucchi, il giovane che nel 2009 venne pestato a morte mentre si trovava in cella. Il film ha ricevuto sette minuti di lacrime e applausi alla proiezione ufficiale. Anche qui i titoli spagnoli de “El País” si sbilanciano: “Il figlio che lo Stato ha restituito morto”.Oggi è iniziato quindi il secondo giorno della kermesse, che vedrà l’arrivo in laguna di Emma Stone, Juliette Binoche, Olivia Colman e Rachel Weisz, e la proiezione di altri tre film in gara per ricevere il Leone d’Oro: “Roma” di Alfonso Cuarón, “The Mountain” di Rick Alverson e “La Favorita” di Yorgos Lanthimos.