RICETTE PER RILANCIARE L’ITALIA

RICETTE PER RILANCIARE L’ITALIA

Negli ultimi tre anni Pil e consumi nel Mezzogiorno sono precipitati del 40 per cento in più rispetto al resto del Paese. Proprio al Sud, dove l’occupazione è abbondantemente sotto il 50 per cento e la povertà relativa tocca una famiglia su tre. Sono dati Istat, che mettono in evidenza due fatti. Primo: la recessione è ormai figlia dello stallo degli interscambi nel mercato domestico. Secondo, e conseguentemente: nessuna seria politica di sviluppo nazionale può prescindere da interventi specifici mirati al rilancio del tessuto sociale ed economico del meridione. L’impostazione “leghista”, dominante negli anni del berlusconismo – sfociata anche in estreme e velleitarie rivendicazioni “sudiste”- postula che i problemi delle realtà deboli devono essere risolti senza un impegno nazionale redistributivo. Che il consolidamento degli indici di benessere delle aree forti e il riscatto di quelle sottosviluppate sono obiettivi opposti, reciprocamente incompatibili. Oggi raccogliamo i frutti di questa ideologia anticoesiva. L’Italia vive letteralmente della propria unità. Nessuna seria politica di sviluppo nazionale può prescindere dal riscatto delle realtà deboli. Da dove cominciare? Dobbiamo assolutamente cogliere la sfida del pieno utilizzo dei fondi strutturali europei in scadenza. Abbiamo a disposizione un miliardo al mese fino a tutto il 2015, una dote che non possiamo assolutamente permetterci il lusso di dissipare. Un primo passo concreto e immediatamente realizzabile: investire almeno 2 miliardi su crediti d’imposta per gli investimenti produttivi. Una misura che determinerebbe, secondo conti della Ragioneria di Stato, un incremento del 4 per cento del capitale nel Mezzogiorno, dando lavoro a non meno di 200mila giovani. Rilanciando consumi e interscambi commerciali tra Nord e Sud e dunque la crescita del Paese.