TOMBE ATOMICHE

TOMBE ATOMICHE

Marzo 2018. La Commissione Europea, in quella data, ha deferito l’Italia alla Corte Europea di Giustizia a causa dei depositi per materiale radioattivo sparsi per tutto il territorio nazionale, con una notevole concentrazione specialmente nei dintorni di Vercelli, Milano e Roma. Scorie che provengono in parte dalle centrali ora in disuso, ed altre prodotte ancora oggi, ad esempio quelle dei centri di medicina nucleare degli ospedali o delle radiografie industriali. Non si tratta di una problematica dimenticata dai governanti di casa nostra, anzi, i circa venti depositi ufficiali e le centinaia di micro depositi temporanei sono continuamente nei pensieri e nei progetti dello Stato, e non da poco tempo. Dal 2001 infatti è operativa la Sogin S.p.A.(Società gestione impianti nucleari), incaricata, ai sensi del D.L. 79/99, dello smantellamento degli impianti nucleari dismessi nonché della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi. Questa società, dal 2010, ha ricevuto l’incarico di localizzare il sito adatto dove realizzare e gestire il futuro Parco Tecnologico ed il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi prodotti dalle attività nucleari, industriali, di ricerca e di medicina nucleare. Questo sito dovrà accogliere i circa 75mila metri  cubi di rifiuti radioattivi a bassa intensità, ma a quanto sembra la materia è gelosamente custodita, con tanto di dibattiti a porte chiuse, per evitare che la popolazione, nella zona ritenuta idonea, possa tirare su barricate, dovute alla legittima preoccupazione per la contaminazione del territorio. Esisterebbe anche un documento, denominato Cnapi, Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee, che il Ministero dello Sviluppo Economico non ha intenzione di rendere pubblica, apponendole sopra il Segreto di Stato. Se la decisione sia giusta o sbagliata è materia di etica, poiché in chiave legislativa il Segreto di Stato è consentito, e fin troppe pagine della nostra storia hanno ricevuto quel lucchetto a suggello. E fino alla realizzazione del Parco le scorie che fina fanno? Come già specificato all’inizio, sono stati realizzati dei bunker temporanei, mentre altri rifiuti hanno raggiunto la Gran Bretagna e la Francia, perlomeno quelli viaggianti in via ufficiale, mentre per altri, smaltiti in modo criminoso, si sussurra della Somalia, una pista che condusse la povera Ilaria Alpi incontro al suo tragico destino. Perché dietro questi rifiuti si agitano fin troppi soldi, troppi interessi, e questo è un problema trans nazionale mai affrontato in modo serio. Alcune nazioni, come gli Stati Uniti, hanno sepolto scorie derivate dai test nucleari nel profondo della Fossa delle Marianne e su alcuni isolotti sparsi nell’Oceano Pacifico, scaricando il problema su chi abiterà il pianeta tra 10.000 anni. Per ciò che riguarda la lista dei siti papabili per la realizzazione del Parco, la stessa è stata compilata tenendo conto di tre criteri fondamentali, ossia la sismicità, la lontananza dall’acqua e la lontananza da insediamenti urbani ed industriali. Sembra una ricerca impossibile da portare a termine sul territorio nazionale, ma le compensazioni pubbliche previste, ovverosia l’impiego di 2000 persone come manodopera locale per il periodo di costruzione e poi l’assunzione di circa 700 persone nell’area ricompresa tra parco e sito, dovrebbero essere talmente appetibili da suggerire candidature spontanee, o perlomeno questo l’auspicio dell’A.D. della Sogin. Si ipotizza una data di messa in funziona a partire dal 2025, ma questa rassicurazione non è bastata a Bruxelles, che infatti, come riportato in apertura, avrebbe deferito l’Italia per questa violazione. Ovviamente il dibattito proseguirà, anche se si eviterà di fare troppo chiasso intorno a questa vicenda, per evitare intromissioni, specialmente da parte dei media. L’argomento è fin troppo delicato per discuterne su facebook o per liquidarlo con un tweet, ma al contempo non si può neanche lasciare la gente nell’incertezza o nell’ignoranza, perché si tratta di qualcosa che costituirà una pesante eredità per le generazioni future. L’esigenza di essere all’avanguardia anche nel campo medico, ma non solo, legittima la produzione di rifiuti radioattivi, ma la responsabilità deve essere consapevolizzata da parte del Governo, anzi, dei governi, inclusi quelli futuri. Non si parla di discariche o di ponti malandati, ma di qualcosa potenzialmente troppo pericoloso per essere affidato ad una ideologia politica senza supporto di morale ed etica. Per il momento restiamo in attesa di conoscere l’esito del processo europeo, sperando serva da pungolo a realizzare un’opera che resista all’incuria dell’uomo.