MATTEO, IL LEADER CHE NEL DUBBIO LA BUTTA SUL COLLETTIVO

Nell’ultima domenica preelettorale ecco Matteo nostro al centro del Consensodromo italiano per eccellenza, ilChe tempo che fadi Fabio Fazio, luogo che esclude per vocazione ogni sorpresa o intoppo. E infatti: nessuna palla liftata, ogni domanda scartavetrata al millimetro per evitare spigoli, ottimo impiattamento. L’enterteiner di Rignano sa di avere una buona spalla e mette mano al repertorio. “Trump dà le armi agli insegnanti, e invece le armi degli insegnanti sono i libri”, dice quello che agli insegnanti ha dato la buonascuola. Vero che Fazio gli rovina per irruenza una battuta e lui è costretto a infilarla per forza senza i tempi giusti, ma è poca cosa (“La Flat tax è Babbo Natale e il reddito di cittadinanza è la befana”. Nota per gli autori di Renzi: essù, ragazzi!). Abituato a personalizzare quando vinceva, ora che rischia di perdere collettivizza molto, dice “noi del Pd”, e parla di sé solo per autoammonirsi (…”se no divento noioso”). Sul fascismo calma piatta: e quando hanno sparato alla sua sede (oltre che a sei migranti, dettaglio) a Macerata, nessuno gli ha dato solidarietà. Nemmeno lui, peraltro, che non ha voluto manifestare a Macerata. Comunque non si lascia sfuggire l’occasione per mettere sullo stesso piano Potere al Popolo e Forza Nuova, prove di opposti estremismi che sono il cacio sui maccheroni dei centristi. Dopo aver detto che il suo bello è di non far promesse, promette più soldi a tutti “nel sociale”. Risultato mesto e mogio e un guizzo solo, ma involontario: lui all’anziano malato darà “Incentivi fiscali per morire nel suo letto”. Ah. Però!