LE FATE SUL CASTELLO DI KHORRAMABAD
Li ho lasciati di là. Ci penso ogni tanto e sento i loro occhi che talvolta si rivolgono a occidente e chiedono di me. Che fortunato, io, a poter arrivare un giorno come un uccello e come un uccello andare. Mi hanno visto arrivare, mi sono venuti incontro con le loro ingenue domande: where are you from? what do you think about us? E mi hanno offerto da bere, di più, mi hanno offerto loro stessi per una foto, per un momento di amicizia eterna. Mike, Reza, Hamdi… Grazie a voi ho potuto parlare di fate sul castello di Khorramabad e di San Francesco a Mashad. E in tasca ho i sei chicchi di grano datimi da un vecchio a Sanandai. Li pianterò con la speranza fondata che ne nasca l’albero degli zecchini d’oro, impossibile in una favola ma vero nel deserto.
