CONTINUA LO SHOW: MAURIZIO COSTANZO SPEGNE 80 CANDELINE

CONTINUA LO SHOW: MAURIZIO COSTANZO SPEGNE 80 CANDELINE

Oggi il Maurizio nazionale è pronto a prendere fiato e soffiare sopra le 80 candeline che Maria gli avrà preparato sulla torta. Nel 1938, lo stesso anno in cui la nazionale vinse i Mondiali di calcio e in cui nacque il genio della danza Rudolf Nureyev, fece il suo primo vagito anche un baby-Costanzo. Ce lo immaginiamo paffutello come ora, con un faccino pacioso e due occhietti che già iniziavano a osservare e analizzare il mondo circostante.Maurizio Costanzo è una figura fondamentale nella scena televisiva italiana. C’è chi lo critica (alla sua età, ancora borbotta in TV!) e chi lo ammira, più o meno per gli stessi motivi (arrivarci così alla sua età, con quella lucidità e quello spirito!).Come molti di noi nasce con il sogno di diventare giornalista. A 14 anni scrive una lettera a Indro Montanelli che ne resta colpito e lo chiama per incontrarlo nella redazione del Corriere della Sera a Roma. Il suo consiglio: “Se vuoi fare il giornalista, inizia il prima possibile”.Lo prende in parola: si diploma con un anno di anticipo e non si iscrive all’università. Quella stessa estate va a lavorare come “volontario” (“Cioè lavoravo e non pigliavo una lira”) per “Paese Sera”, a diciannove è redattore al “Corriere Mercantile” e dal 1960 responsabile dell’edizione romana del settimanale “Grazia”.Un enfant prodige, insomma. E non si può certo parlare di raccomandazioni, il padre era un impiegato statale, al massimo avrebbe potuto farlo entrare in Comune. Insomma, tutta farina del suo sacco. Ma Costanzo non si dedica solo a scrivere articoli e intervistare persone (tra i tanti, Totò, quando ha solo 22 anni). Questo ometto poco fotogenico ha un talento in moltissimi campi: suona benissimo il sassofono, è stato coautore della canzone “Se telefonando”, ha scritto una pièce teatrale a quattro mani con Marcello Marchesi, si è occupato (e si occupa) di radio e ha al suo attivo più di trenta libri pubblicati con vari editori. Di certo non ama stare con le mani in mano.Ovviamente in così tanti anni di vita e carriera non sono state sempre rose e fiori: nel 1980, appena diventato direttore del nuovo giornale “Contatto” (fatalità), spunta il suo nome in una lista poco carina, quella degli iscritti alla loggia massonica P2. La sua scheda è la numero 1819, la qualifica quella di “maestro”. “Sono stato un cretino” dirà poi in un’intervista a Giampaolo Pansa. Si pente e si duole, e nel 2015 dichiara: “L’ho fatto per dare retta a un paio di persone che conoscevo, ero confuso. Dopo non mi sono più iscritto neanche alla bocciofila”. Molto meglio.Un altro avvenimento che segna la vita di Costanzo (e quella della moglie Maria de Filippi) è l’attentato di via Fauro. Da tempo impegnato nella lotta alla mafia, dopo l’omicidio di Libero Grassi fa una maratona Rai-Fininvest insieme a Michele Santoro, bruciando in diretta una maglietta con la scritta “Mafia made in Italy”. Purtroppo le conseguenze non tardano ad arrivare: il 14 maggio 1993, una Fiat Uno con novanta chili di tritolo esplode in via Fauro appunto, a Roma. Costanzo stava transitando con una Mercedes insieme all’allora compagna De Filippi. Per fortuna non ci furono morti né feriti, ma solo molta paura.Costanzo è un uomo che non ha mai avuto timore di dire ciò che pensava. Attivo anche in politica, in buoni rapporti con Silvio Berlusconi, quando questi decise di “scendere in campo” gli disse: “Mi dispiace molto. Ti apprezzo come editore, ma non ti voterò come politico”. È comunque un uomo capace di scindere il proprio credo politico dai giudizi su di una persona. È sempre stato un uomo di sinistra, ha fatto politica a fianco di Massimo D’Alema, ma di Berlusconi e della sua esperienza a Mediaset dice: “Mi sono trovato benissimo. Berlusconi, che è una persona di straordinaria, profonda intelligenza, sapeva benissimo che ero quello che ero. Non mi ha mai rotto le palle in venticinque anni di televisione! Un vero liberale.”In fin dei conti, comunque, la vita di Costanzo è passata principalmente dietro alla telecamera del piccolo schermo. Un vero uomo della televisione, che con il suo “Maurizio Costanzo Show” ha riscritto la storia dei talk show, facendo interviste ad alcuni tra i personaggi più importanti della storia del cinema, della politica, dello sport.La sua vita privata è stata un po’ movimentata: si è sposato quattro volte, l’ultima con la conduttrice tv Maria De Filippi, con il quale fa coppia fissa dal 1995. Ha due figli, Camilla e Saverio, avuti dalla seconda moglie Flaminia Morandi, ed è nonno di quattro nipoti.Negli ultimi tempi non ha perso la sua verve: dopo una pausa di parecchi anni, nel 2015 è ripartito anche lo storico Maurizio Costanzo Show. Indiscusso re delle interviste, ha fatto perdere le staffe più di una volta a qualche ospite. Ma come ci riesce? Secondo Gian Paolo Caprettini, Costanzo: “È un pontefice dell’interruzione. Riesce cioè a far dire, a far seguitare la conversazione e il ragionare, inframmezzandosi al discorso altrui e nello stesso tempo rendendolo possibile. […] è maestro di allusioni, che accenna e lascia sospese, quasi fossero da concludere da parte dell’interlocutore o dell’uditorio»Della televisione attuale dice: “Il torto maggiore della televisione di oggi, pubblica e privata, è la sostanziale scomparsa dell’autore. Non c’è più un’idea! Ogni tanto acchiappano un format dall’estero ma non è inventato qui. Questo è il problema. La televisione non è in buonissima salute perché hanno allontanato la figura dell’autore. Ci sono programmetti con dieci autori, ma quelli non sono autori, sono redattori, al massimo scrivono scalette. Questo è il grande peccato! Non è un caso che all’estero fanno tanti programmi che poi vengono acquistati qui”. E come dargli torto? Basta guardare “The Voice”, “X Factor”, “Grande Fratello”… tutti format internazionali. A proposito di quest’ultimo (edizione 2018) usa parole taglienti: “Il grande regista Alfred Hitchcock nel 1954 firmò un film dal titolo ‘La finestra sul cortile’. Fu un grande successo. Come lo è adesso il Grande Fratello, che si potrebbe chiamare ‘La finestra sulla discarica’ (…)”. E come dargli torto?Questa la storia di un giornalista che ha iniziato la sua carriera prestissimo, un uomo che è riuscito a fare del suo hobby il suo lavoro (a dimostrazione che quando lavoriamo facendo ciò che ci piace, non può che venire fuori qualcosa di buono).Cento di questi giorni, Maurizio.