INCONTRI INASPETTATI

Sei sempre stata una casinista. Ricordo bene quando arrivavi a scuola. Eri sempre trafelata, perennemente in ritardo e mai per colpa tua.Mi sono sempre chiesta se la borsa di Mary Poppins in realtà non fosse tua: piena di cianfrusaglie che vuotavi continuamente alla ricerca di qualcosa. Eravamo giovani, tu qualcosa in meno, e piene di vita.Qualche nube sulla tua vita di coppia ma nulla di preoccupante.“È un mattone”, dicevi, riferendoti al padre del tuo bambino, “dopo il matrimonio è diventato un pantofolaio”. Tu, al contrario, eri frizzantina, amavi uscire, suscitare sguardi.Sei sempre stata una gran bella donna, sapevi di piacere, ti piaceva sedurre, giocare con la tua femminilità.In comune avevamo l’amore per la scuola e per i nostri piccoli alunni.Poi, come spesso capita, ci siamo perse di vista. Ti sei trasferita e per tre decenni non ti ho vista più.Ieri, casualmente ci siamo ritrovate vicine di ‘scoglio’, ognuna alle prese con la crema protettiva. Ci siamo riconosciute subito nonostante le ‘aggressioni’ del tempo. Il sorriso è sempre uguale, la linea leggermente appesantita, ma solo appena appena.Lo sguardo velato da un po’ di malinconia,o forse da un gioco di luci filtrato dagli occhiali. La voce concitata come sempre.Una gran voglia di raccontarti più che di ascoltare.“Ricordi il mattone? L’ho lasciato. Non ne potevo più. Si era fatto pure geloso. Ci ho dato un taglio”. L’ho guardata, volevo dirle che mi dispiaceva. Non ne ho avuto il tempo.“Poi ho incontrato Francesco, mi portava a ballare, a cena fuori. Dopo qualche mese mi ha chiesto di andare a vivere con lui. Tre anni meravigliosi. Poi è finita, non so neppure io perché. Non era tagliato per fare il padre. Quando è nato nostro figlio si è sentito in gabbia”. La guardo nuovamente.Cerco di parlare quando il suo sguardo cade sulle mie mani. Non porto la fede quando vado in spiaggia, anni fa ne perso una, da allora evito. “Non dirmi che sei single anche tu? Enzo, tuo marito?”mi incalza con lo sguardo e con la voce sempre più concitata. “Ezio,la correggo,sono sposata. Oggi, come allora”.Non si stupisce, né fa altre domande. Riprende il suo di racconto, è sempre stata una prevaricatrice egocentrica. “Dopo Francesco mi ero detta basta con gli uomini. E per un po’ ci sono riuscita. Ma quando ho conosciuto Enrico ci sono ricascata con tutte le scarpe. Era gentile, romantico, perfetto. Ha voluto subito un figlio. Era pazzo di gioia. Ma neanche con lui ha funzionato. Non ti so dire perché. Forse era troppo perfetto. E io quella sbagliata, non lo so”.La guardo nuovamente. Non so che dirle.E’ difficile per me, noiosamente monogama, immedesimarmi nella sua vita sentimentale da capogiro.Poi, a fornirmi la risposta è lei stessa: “Sono troppo trasgressiva. La routine mi annoia, mi soffoca, ho sempre voglia di cambiare. Sono sbagliata, ma sono fatta così”. Le sorrido. E’ fatta così, non può cambiare. E’ rimasta la casinista di sempre. La vita non l’ha piegata neanche un po’. Forse bastonata, ma piegata no.Ci diamo appuntamento per l’indomani. Non si è fatta viva.Ne ero quasi certa che non sarebbe venuta.E’ fatta così, prendere o lasciare. Riflettevo.Tra le due la trasgressiva sono io. Lei è quella normale, sono io coi miei 46 anni di matrimonio ad essere come un panda. In via di estinzione.Daniela, forse sta regalando già altri sorrisi.