E’ SOLO UN GIORNO PIU’ LUMINOSO

È mezzogiorno e una giornata di primavera accecante quando Fabio esce per la prima volta. Dopo undici anni. Sente i suoi passi sul marciapiede, ogni piccola duna dell’asfalto irregolare, il refolo di vento che gli piega un po’ i capelli, sente l’aria addosso, sul collo della camicia, sul viso. Nelle narici è come un soffio. Aveva rimandato quel momento un numero infinito di volte, ma stavolta il suo corpo era andato avanti, mentre una parte dei suoi pensieri ne teneva a bada altri. Non è poi molto diverso questo 2 aprile del 2010, è solo più luminoso di ogni altro giorno che l’ha preceduto. Girando l’angolo Fabio prende l’infilata dei raggi di sole in faccia, alza un po’ il mento, quasi chiude gli occhi. Cammina per un po’ così verso il supermercato e non passa molto quando vede in fondo alla strada suo padre e sua madre che stanno tornando verso casa: il papà con sei bottiglie d’acqua tenute insieme dalla plastica nella mano destra, la mamma con due sacchetti della spesa. Si ferma lei per prima. Poi il papà. Non si guardano, riprendono a camminare a passo più svelto verso di lui; Fabio si accorge che sono un po’ trasfigurati per la sorpresa e la gioia, hanno gli occhi lucidi e Fabio neanche prova a tenersi le lacrime. Si abbracciano così, in mezzo alla strada, con le bottiglie vicino e la spesa semirovesciata. Ma mentre è nell’abbraccio con loro, Fabio vuole già tornare indietro, la sua camera gli manca terribilmente.