LA VIOLENZA SULLE DONNE? NON DIPENDE DAL COLORE DELLA PELLE
DI MARUSKA ALBERTAZZIE’ tutta la vita che mi imbatto in situazioni di violenza o possibile violenza. Sono stata molestata, da bambina, da un prete bianco e cattolico. Sono stata stuprata, da ragazzina, da un amico, bianco e cattolico, dei miei genitori. Sono stata seguita, rincorsa e mi sono salvata per miracolo, a 20 anni, dal tentativo di violenza di un uomo alto, nero e africano. Ho subito molestie sul posto di lavoro, a 21, da parte di un AD, bianco e cattolico, di una grande azienda. Ho imparato presto che l’uomo si trasforma facilmente in un animale predatore, che vede rosso, che non ragiona col cervello ma col cazzo. Ho imparato ad avere paura. Ho imparato ad esorcizzarla, quella paura, in mille modi possibili, alcuni dei quali autolesionisti. Poi ho trovato un mio equilibrio, ma quella paura è rimasta. E’ rimasta nel mio evitare certe zone della città se non accompagnata, nel mio uscire di rado la sera e solo per andare in luoghi conosciuti. E’ rimasta nel controllare dieci volte che la porta sia ben chiusa, il chiavistello inserito, l’allarme allarmato. Da quando sono madre, la paura è persino maggiore. Sono onesta. Se mi trovassi, di notte, in un vicolo e vedessi un uomo alto e nero, scapperei a gambe levate. Scapperei anche se quell’uomo fosse alto e biondo e magari dell’est. Scapperei se incontrassi un prete. Scapperei se incontrassi qualcuno di conosciuto che magari ha alzato un po’ il gomito.Datemi retta, la mia non è un’opinione da social. La mia è vita vissuta. Evitate il vicolo. Evitate il buio. Evitate la solitudine. Evitate l’uomo nero. Quello biondo. Quello con la tonaca. Quello ubriaco. Quello armato. Quello troppo gentile. Nel dubbio, scappate. E non pensate, con colori diversi dal nero, di essere al sicuro. La violenza è più democratica di quanto pensate.
