SANZIONI CONTRO L’IRAN. PROFUGHI IN ARRIVO, MA NEI BALCANI CI SONO GIA’

SANZIONI CONTRO L’IRAN. PROFUGHI IN ARRIVO, MA NEI BALCANI CI SONO GIA’

Iran sull’orlo del precipizio. Il paese ha già subìto sanzioni che andranno via via appesantendosi nei prossimi mesi. Ne sappiamo qualcosa noi, come Italia, cui è concesso di commerciare petrolio con Tehran per soli ulteriori sei mesi, col suggerimento di differenziare fin da ora le fonti del nostro approvvigionamento. Nel frattempo, veto al tentativo di trovare nuovi canali finanziari idonei al mantenimento degli attuali rapporti bilaterali. Un no di cui si riteneva la provenienza fosse probabilmente leghista. Oggi, quella probabilità si è quasi fatta certezza, da quando Salvini, fulminato sulla via di Tel Aviv, ha fatto riferimento ad azioni terroristiche degli Hezbollah tutte da dimostrare. Probabilmente senza aver consultato le nostre truppe schierate con l’Onu in Libano, che con gli Hezbollah filoiraniani trattengono rapporti importanti e delicati. Incertezza sul futuro, per i giovani iraniani. Non difficile prevedere una nuova ondata di rifugiati persiani che andrà ad ingrossare, sul fronte orientale delle migrazioni forzate verso l’Europa, le ondate già esistenti . Cosa ci è dato di immaginare? Un’anticipazione di quanto potrà accadere domani è fornito, su piccola scala, da quanto è avvenuto e sta avvenendo in Serbia nell’ultimo anno.Serbia, Belgrado, un aeroporto visa-free per i provenienti da Tehran. A prefigurare interessi “turistici” per gli iraniani in Serbia. In attesa di dati aggiornati si può fare riferimento a seimila persone giunte finora se si sommano gli arrivi diretti dall’Iran e quelli provenienti via Turchia. Il mezzo di trasporto almeno parziale, l’aereo, prefigura una composizione dei migranti che parrebbe di un livello economico superiore ad altri. Quanto meno non sono solamente i più poveri coloro che hanno attraversato e stanno attraversando i Balcani in direzione Ue. Ma non si può parlare di migrazioni dorate, come se si trattasse di una massa di turisti per caso. A disposizione del migrante solo quel tanto che ha reso possibile l’acquisto di un biglietto aereo, magari passando dalla Turchia, altro paese visa-free per gli iraniani. Più quel tanto di budget che renda possibile l’accesso ai trafficanti che promettono l’arrivo nella Ue. Qualcuno un poco più ricco c’è, ma è solo un segmento del totale. Una massa che sta facendo la fortuna delle agenzie di viaggio iraniane che offrono Belgrado come alternativa alla Thailandia, a Dubai, all’India, alla Cina. Ma solo pochi fanno parte della fascia più ricca. Un biglietto per sognare. Il sogno finisce molto spesso in un campo per rifugiati dove si fanno in quattro le associazioni serbe come Info Park, che opera nel parco che si trova al centro della capitale, come scopriamo nelle top stories di un sito tedesco (dw.com). Il sogno di una vita migliore. La disoccupazione giovanile in Iran, secondo il Fondo monetario internazionale sfiora il quarto della popolazione. In assoluto la disoccupazione è al 12%. Profonde le differenti tra ricchi e poveri.Ma molti dichiarano che non sono solamente migranti economici: dicono che la loro vita in Iran è minacciata, c’è anche chi  dichiara di appartenere alla minoranza religiosa dei Dervisci Gonabadi, altri si dichiarano Lgbt e in quanto tali oggetto di persecuzioni. Non sempre le autorità serbe sono convinte delle loro dichiarazioni, si sa che le risposte positive saranno una minoranza. Ma loro non vogliono tornare indietro e, nel frattempo, come richiedenti asilo, vengono spesso ospitati nel campo profughi di Presevo, nel sud della Serbia, un tempo luogo di prima accoglienza di massa, quando la rotta dei Balcani era aperta. Oggi dalla Macedonia il flusso è molto ridotto, la zona è stata sul punto di essere ceduta al Kosovo, nel corso di recenti trattativa poi andate in fumo. Ma l’obiettivo dei profughi iraniani è a nord, come lo fu per i siriani e come lo è ancora per gli afgani, gli iracheni e tutti coloro che erano riusciti ad approdare nella ex Jugoslavia , ma che vi erano rimasti intrappolati, quando la Merkel aveva fatto l’accordo con la Turchia chiudendo le porte agli ultimi arrivati. Qualcuno parla di possibili riaperture. Al momento per iraniani e compagni c’è il muro invalicabile della polizia croata. Impermeabile al confine serbo. Un po’ meno nelle zone montagnose confinanti tra la Croazia e la Bosnia di Bihac e Velika Kladusa. Lì puoi trovare iraniani, forse l’avanguardia di molti altri. Per il momento rischiano l’assideramento e sperano in un inverno più mite dei soliti. Tra loro e gli altri migranti forzati di varie nazionalità sono oltre 5mila, in quella ghiacciaia che potrebbe diventare una tomba. Un’avanguardia di una massa imponente prossima ventura o solamente un fenomeno che resterà marginale? Che ce ne importa, i voli Alitalia Roma Tehran cesseranno di esistere, dall’1 gennaio 2019 a sancire una svolta nella nostra politica estera. La polizia croata protegge l’Europa, noi compresi. Resta il problema dei nostri affari con l’Iran, che corrono seri rischi: non sono graditi a Trump, non sono graditi a Netanyahu e nemmeno a Bin Salman. Ci dovremo adeguare come a sancire fino a che punto arriva la nostra sovranità nazionale, quando si tratta di pestare i piedi a chi conta. Anche gli iraniani si adegueranno, ma sono fatti loro.