I MIGRANTI NEL MEDITERRANEO COMPIONO UN ULTIMO ATTO DI INDIVIDUALITÀ

I MIGRANTI NEL MEDITERRANEO COMPIONO UN ULTIMO ATTO DI INDIVIDUALITÀ

32 esseri umani, tra cui 3 minori non accompagnati, 2 bambini piccoli e un neonato, sono da 11 giorni nel mar Mediterraneo, salvati dalla Ong tedesca Sea Watch. A questi si sono aggiunte altre 17 persone salvate da un’altra Ong tedesca, Sea Eye.Nessuno li vuole: non l’Italia, non la Francia, non la Spagna, non la Germania, non Malta, nessuno in Europa li vuole.Molti pensano che smettendo i salvataggi verrebbe meno uno dei “pull factor”, il fattore d’attrazione: siccome si riducono le possibilità che io sopravviva al viaggio – pensano in molti, che i migranti pensino – allora non parto più. E’ un pensiero che attribuisce ai migranti africani completezza di informazione, consapevolezza e libertà che non esistono, è un pensiero fasullo che proietta su altri convinzioni proprie, è la retorica con cui la maggioranza dei politici oggi salva la coscienza degli elettori: “Noi siamo per la vita umana: meno partono, meno muoiono in mare”, ripetono.Ma le cose non stanno così. Oltre al “pull factor” occorre prendere in considerazione il “push factor”, il fattore di spinta, l’insieme di sentimenti e sensazioni, delle condizioni di vita che spingono un uomo o una donna a mettersi in viaggio e a rischiare la vita.Ricordate gli uomini che si gettavano dalle Torri Gemelle in fiamme? Era l’ultimo atto della loro individualità, la volontà che andava oltre alla costrizione: piuttosto che mi ammazzi il fuoco, mi getto io.E’ quello che succede nel Mediterraneo.Se foste stati a New York e aveste avuto la possibilità, li avreste salvati quegli uomini in volo – oppure avreste pensato di lasciarli morire perché così altri non si sarebbero buttati giù?[Nella foto, persone sulla nave Sea Watch]