PAROLE PAROLE PAROLE… LA MARCIA INDIETRO DEL CAV SU FOA

PAROLE PAROLE PAROLE… LA MARCIA INDIETRO DEL CAV SU FOA

Era il 1° agosto del 2018, poco più di un mese e mezzo fa. Il sovranista e reazionario Marcello Foa, designato presidente della Rai dal premier di fatto Matteo Salvini mentre era in vacanza in Grecia, non riceveva i voti necessari in Commissione di Vigilanza Rai, ma non faceva neanche un passo indietro, insediandosi comunque nel suo ufficio megagalattico ai piani alti di viale Mazzini. Per fare cosa non si sa. Anzi sì: “il consigliere anziano”. Nella speranza che qualcosa, con l’autunno, si muovesse a suo favore.Silvio Berlusconi, molto arrabbiato per la scelta di Salvini di puntare su quel nome, peraltro un ex redattore del “Giornale”, interveniva ufficialmente così: “La scelta dei componenti di Forza Italia di non votare l’indicazione di Marcello Foa alla Presidenza della Rai è stata assunta dai nostri gruppi parlamentari. Io ne ho preso atto e l’ho naturalmente condivisa. Il servizio pubblico, per essere tale, non può essere espressione unilaterale di una maggioranza, qualunque essa sia. A questo criterio ci siamo attenuti quando eravamo al governo. Ci aspettiamo che vi si attenga anche l’attuale maggioranza”. Concludeva quella nota: “È stato anche appurato che la eventuale riproposizione dello stesso nome alla Commissione di Vigilanza presenta secondo il parere di autorevoli professionisti problemi giuridici non superabili. Non potrà quindi essere votata dai componenti di Forza Italia”.Berlusconi ha appena visto Salvini a cena, insieme hanno raggiunto un accordo per rivotare Foa in Vigilanza in cambio di qualcosa sui tetti pubblicitari. Prima non si poteva, adesso si può. Il “cambiamento” è fatto così.