NON È TIENANMEN, MA LA STORIA SI RIPETE A CASTELNUOVO DI PORTO
Capita in un giorno d’inverno. Capita che le temperature scendano com’è giusto che accada nel mese di gennaio. Capita che i cuori si gelino come non è giusto che accada in nessuna stagione. Eppure il clima è freddo e arido e non fa differenza se diviene metafora di un vivere sempre più ferino, sempre meno umano nell’estrinsecarsi dell’istinto di sopraffazione che rende homo lupus homini. Avrà pensato questo Rossella Muroni due giorni fa, sulla strada di Castelnuovo di Porto quando, forse istintivamente, senza reconditi pensieri, senza calcoli grettamente politici, si è posta davanti a uno dei pullman col carico umano di ” deportati moderni” sgomberati coattivamente dal Cara di quel Comune, ormai avviato alla chiusura secondo le ultime disposizioni normative. Uomini, donne, bambini. Immigrati con storie di integrazione e interazione diverse, con memorie tali da divenire degne compagne della memoria di una aberrazione divenuta poi genocidio. Che senso ha la memoria di uomini divenuti fumo attraverso i camini, se poi quella Storia è magistra inutile, è effimero balletto istituzionale davanti a una lapide mentre si dimenticano uomini di carne e sangue. Avrà pensato questo la deputata eletta nelle fila di LEU Rossella Muroni. In un istante un istinto: quello che eleva dalle bestie e rende umani, meravigliosamente umani e fa di una donna, una piccola guerriera, un baluardo insormontabile per un pullman con trenta ignari e disperati passeggeri a bordo. Lì, sola, impaurita ma determinata a fermare lo scempio, o, non potendolo fermare, a darne risalto, cassa di risonanza. “Sono una parlamentare, non mi si può toccare”, diceva la Muroni agli agenti di sicurezza che provavano a farla desistere dai suoi bellicosi propositi. La donna non concepiva il modus operandi adottato per lo smantellamento del Cara, riteneva ingiusti i metodi, barbara la tempistica e la completa indifferenza alle esigenze dei migranti strappati all’improvviso alla quotidianità delle loro vite. Sociologa, esperta nei temi della sostenibilità ambientale nell’ambito turistico e di organizzazione dei servizi territoriali, la giovane deputata è madre di due ragazzi ed è stata eletta nell’ultima tornata elettorale nella circoscrizione Puglia.E’ responsabile di Legambiente e dal 2015 al 2017 ne ha ricoperto la carica di Presidente nazionale. Impegnata sul fronte delle politiche ambientali sin dal momento del suo insediamento avrebbe dichiarato ” ho un cuore antifascista e una grande ammirazione per Nilde Iotti.”La Muroni avrebbe dichiarato di essere passata dall’attivismo alla politica per “stare dalla parte di chi decide e non solo di chi propone”E nell’epoca delle guarentigie per insabbiare processi, per impedire autorizzazioni a procedere, per fruire di sconti, benefici e lussi, lei fa valere la sua forma speciale di tutela per bloccare un pullman che conduce Uomini verso luoghi di “pacchia sicura” sottraendoli a quella dimensione in cui avevano trovato solidarietà, appoggio, integrazione, possibilità di riscatto. Oh, sì, disobbediente questa donna al punto di volere indurre a modificare l’ormai celeberrimo decreto sicurezza. Al punto di desiderare raccogliere quella “trasversalità del dialogo grazie alla quale già in alcune occasioni, si è riusciti a superare la logica degli schieramenti politici per sostenere una causa comune” ( Rossella Muroni) facendo riferimento alle donne e agli uomini che pur provenienti da mondi e partiti lontani fra loro, contribuirono a redigere la Carta Costituzionale. E quella foto di lei impavida dinanzi al pullman a braccia aperte diviene icona, simbolo di una memoria che non vuole morire. Quelle braccia di donna, di madre che accolgono, confortano, sfidano in nome non delle miserie di una partitocrazia autoreferenziale e meschina, ma in nome della dignità, sono molto più forti di ingiurie, esposti, querele. Sono la ferma opposizione di un “no” chiaro, deciso, esaustivo che non ha colore, non dovrebbe avere colore, perché i valori si difendono a viso aperto, a mani nude, col solo corpo per scudo. E possono piovere i paragoni. Tienanmen docet su tutti. Un’immagine simbolo del ventesimo secolo e di un anno, il 1989, che vide anche il crollo del Muro di Berlino. La rivolta degli studenti cinesi e i fatti di piazza Tienanmen, con l’emblema dell’inerme dinanzi al carrarmato. Un uomo solo ad affrontare un regime, sulle sue spalle le paure e le speranze di un mondo. Una donna sola, nel ventunesimo secolo, sicuramente impaurita, nella medesima posa di sfida e fiducia; sulle sue spalle la responsabilità di un ruolo, il peso di una istituzione, il silenzio complice di un mondo, l’ignavia e la pavida rassegnazione dei tanti, dei troppi che legittima, avalla e rende inesorabilmente correi. Chissà viene da chiedersi se Rossella avesse avuto emuli . Chissà se le forze di opposizione anziché pensare alle liste per la sopravvivenza alle prossime europee, avessero avuto il suo stesso coraggio di porsi innanzi ai pullman. Chissà se i cittadini ne avessero seguito l’esempio. Parole nel vento. E intanto la Memoria con le sue cerimonie e celebrazioni incombe, mentre l’umanità si appresta a vivere altre ignobili ” memorie”. ” …Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare”( Martin Niemöller). Rossella Muroni sa che la rassegnazione è la morte di un popolo.
