ITALIA FRANCIA: LA POLITICA CHE DANNEGGIA L’ECONOMIA

Dopo che Salvini non si è risparmiato in polemiche sferrando un duro attacco alla Francia sulle navi cariche di migranti, il vicepremier Luigi Di Maio ha rincarato la dose parlando di immigrazione e che la Francia userebbe “il franco delle colonie” per finanziare il suo debito pubblico a spese dei Paesi africani. Un’accusa netta che pone la Francia come la causa dell’impoverimento dell’Africa aggravando così la crisi migratoria. Il ministro per gli Affari europei Nathalie Loiseau ha convocato l’ambasciatore italiano, aprendo cosìuna crisi diplomatica tra Italia e Francia tanto da mettere in discussione alcuni dossier e penalizzando così il settore industriale italiano.Molte le operazioni italo-francesi tra il 2000 e il 2018, così è stato stabilito dai calcoli di Kmpg, operazioni con somme da capogiro per 112 miliardi di euro che per oltre il 60 per cento ha visto i francesi come acquirenti.La Fincantieri auspica uno smorzamento dei toni anche in vista dell’intesa raggiunta dal governo di Macron a un anno dalla formalizzazione e quasi a due dal contratto preliminare del 50 per cento di Stx, che ha visto l’accordo rimesso in discussione dalla petizione congiunta alla Commissione europea di Francia e Germania.Tutte queste tensioni hanno provocato il fiaccarsi dell’alleanza tra Fincantieri e Stx-Chantiers de l’Atlantique.L’Eliseo ha anche smentito la presunta “ritorsione politica”, però è palese che non esiste più una relazione di fiducia tra Roma e Parigi in un comparto altamente sensibile, anche a causa della fabbricazione di sottomarini nucleari della Marina francese nel polo navale bretone di Saint-Nazaire . Questo nuovo scontro intrapreso dall’attuale governo italiano contro la Francia potrebbe mietere la prima vittima e sarebbe proprio la nostra compagnia di bandiera, l’Alitalia, che aveva visto fino a qualche giorno fa la possibilità di eccellenti negoziati portare Air France-Klm dentro al salvataggio della stessa compagnia. Le varie ipotesi aperte erano proprio che il gruppo franco-olandese era pronto a entrare nel capitale insieme alle Ferrovie. Era l’escamotage perfetto per salvare il governo da una brutta figura evitando una completa nazionalizzazione. Ma oggi quel dossier è in mano al ministro per lo Sviluppo economico Luigi Di Maio che invece di trattare con Parigi, non perde occasione per attaccare Emmanuel Macron e alimentare un sentimento anti-francese. Una politica che dissacra ogni possibilità di dialogo e di distensione tra i due paesi mettendo così a rischio gli interessi nazionali. Una crisi diplomatica che potrebbe rallentare tutte le questioni in corso assunte dalla nostra politica industriale. Altro fronte è la battaglia che i pentastellati hanno intrapreso contro la Tav e questa va a colpire direttamente gli interessi francesi. È del 9 gennaio scorso l’analisi costi-benefici consegnata dalla commissione tecnica. L’attuale ministro dei Trasporti francese Borne, dopo un incontro con Toninelli, avvenuto a novembre, aveva ribadito “la volontà di rispettare i trattati internazionali”, che prevedono la costruzione del tunnel per l’alta velocità tra Torino e Lione e aveva fatto pressione per “non perdere i finanziamenti internazionali” dell’opera. Un danno economico troppo elevato per la Francia che finanzia il proseguimento del cantiere. Un’altra battaglia è quella della telefonia che ha già portato alle cronache la controffensiva sferrata dal socio francese Vivendi per il controllo di Tim e nell’assemblea convocata per il 29 marzo, verranno poste tutte le condizioni per avviare un eventuale uscita di Vivendi, anche se Vincent Bolloré, capo della società francese, primo azionista del gruppo italiano con il 23,9%, non ha nessuna intenzione di cedere la rete Tim. Invece il governo pentaleghista vorrebbe Vivendi fuori dalla società telefonica.Le continue incrinazioni e discrepanze innescano una naturale crisi diplomatica, dannosa per le due Nazioni.I toni sempre accesi non favoriscono la politica economica italiana, numeri e dati rendono l’idea di quello che può avvenire.Per esempio: nel 2017 gli scambi commerciali tra i due Paesi sono aumentati del 8,3%, superando i 76,6 miliardi di euro. Le esportazioni italiane d’Oltralpe sono superiori a quelle francesi l’Italia con un superamento pari a 6,7 miliardi di euro in favore del nostro Paese. In Europa, la Francia rappresenta il secondo partner dell’Italia, con una quota di mercato pari al 10,5%, preceduta dalla Germania con il 12,8%. Sono diversi gli interessi francesi nel nostro paese, la Francia di fatto ha il controllo di oltre 1.900 imprese presso le quali trovano occupazione 250mila dipendenti, per contro, anche l’italia è presente sul territorio francese con circa duemila imprese, con più di centomila dipendenti. Infatti la presenza di grosse imprese italiane si è nel tempo sempre più consolidata in Francia. Luxottica negli ultimi tempi ha perfezionato la fusione con Essilor e Salini Impregilo ha appena portato a casa la vittoria di alcuni appalti nella futura linea del Grand Paris Express.E’ il settore dei servizi bancari e assicurativi quello che per quanto concerne la Francia è maggiormente presente nel nostro territorio nazionale, tanto che Generali e Unicredit sono guidate da francesi, rispettivamente Philippe Donnet a Trieste e Jean Pierre Mustier a Milano.Per il segmento del lusso è Bernard Arnault alla guida del gruppo Lvmh che controlla Bulgari, Fendi, Loro Piana; Francois-Henri Pinault con Kerin controlla tra le altre Gucci, Bottega Veneta e Brioni.La presenza francese è anche nel comparto alimentare, sono in mani francesi due tra i principali gruppi del settore lattiero: Parmalat e Galbani sono controllate dalla famiglia Besnier della Lactalis. In base a questi elementi sia il ministro dello Sviluppo che il leader della Lega che rappresenta il polo produttivo del Nord, dovrebbero riflettere.