ISRAELE-IRAN. ORMAI E’ SCONTRO APERTO

ISRAELE-IRAN. ORMAI E’ SCONTRO APERTO

Quella che fino a pochi anni fa era la frontiera più tranquilla di Israele si sta rivelando come un nuovo grattacapo sicuramente molto più pericoloso ed esplosivo del confine libanese. In Siria ci sono quattro giocatori più o meno determinanti che possono decidere da un momento all’altro quando fischiare l’inizio della partita, e quando determinarne la conclusione. Paradossalmente dei quattro il più debole in assoluto è il padrone di casa, la Siria, che farebbe volentieri a meno del suo protettore Iraniano. Ma Bashar al-Assad sa benissimo che solo grazie agli iraniani e alle milizie filo sciite di Hezbollah è riuscito a restare in sella e a vincere una guerra civile dove  tutti lo davano per sicuro perdente. E’ la squadra ospite capeggiata da Putin invece, quella che praticamente decide le regole del gioco, ed in più è anche l’arbitro, un ruolo non sempre comodo come potrebbe apparire a prima vista. Per cui i veri contendenti in gioco rimangono Israele e Iran, il primo determinato più che mai ad evitare la creazione di un altro fronte, questa volta direttamente orchestrato dagli Ayatollah iraniani. Per Israele è fondamentale scoraggiare qualsiasi tentativo iraniano di creare una testa di ponte così solida da poter poi rivelarsi impossibile neutralizzare e smantellare.  Per alzare il suo potere deterrente e far capire agli avversari che le regole del gioco stanno cambiando, Gerusalemme ha modificato completamente i suoi metodi comportamentali. Fino a pochissimo tempo fa ogni azione militare israeliana compiuta in Siria veniva accompagnata da un laconico “no comment” del governo israeliano. Un messaggio più che chiaro per chi doveva capire che le forze armate israeliane sono sempre sul chi vive e non permettaranno così facilmente il passaggio di materiale bellico sofisticato che le forze della rivoluzione di Teheran cercano di inviare in continuazione a Hezbollah attraverso il territorio siriano. Dimostrando una volta di più l’evanesenza del contingente ONU che dovrebbe per l’appunto evitare l’arrivo di materiale militare alle milizie sciite del “partito di Dio”. Adesso Israele non si fa più scrupolo di nascondere parte delle sue operazioni, anzi Nethanyau si prodiga molto di più di prima di annunciare “Urbi et orbi” i nuovi cambiamenti. Ma nonostante l’alzarsi del livello di tensione attualmente in corso, e le decine di incursioni aeree mirate contro i convogli o i depositi militari iraniani, Hamenay non demorde e spinge per attuare un progetto molto più ambizioso di quanto le scaramucce in corso possano far credere. Gli Iraniani guardano molto più lontano di quanto si possa immaginare ed hanno programmato una nuova dottrina geopolitica per aumentare il più possibile la propria influenza su tutta l’area medio orientale, e non solo. L’Iran sta investendo somme enormi per esportare la sua ideologia e “colonizzare” gli stati limitrofi in modo da sfruttare le loro risorse economiche a favore della dissanguata economia di Teheran.  E’ un progetto che assorbe oltre il 40% del bilancio della difesa iraniano. Ogni anno nella sola Siria viene investito un miliardo di dollari, e decine di Imamim sciiti vengono inviati nelle moschee di tutto il mondo islamico. Nonostante se ne parli da alcuni anni, una guerra vera e propria fra Israele,e i suoi vicini del nord non è ancora scoppiata e probabilmente non scoppierà molto facilmente. Putin ha troppi interessi nella zona per essere interessato a destabilizzare la regione. A proposito dei russi è interessante notare che le famose batterie antiaeree S 300 nonostante si trovino da tempo in Siria non siano ancora operative. E’ sicuramente una mossa precauzionale russa per non favorire una sempre possibile escalation militare, ma forse nasconde anche il timore dell’esercito di Putin di scoprire che Israele ha già sviluppato tutta una serie di contromisure tecnologiche che metterebbero in serio imbarazzo la credibilità tecnologica russa. In ogni caso L’esercito di Gerusalemme continua a tenere alta la guardia. Le parole del profeta Geremia sono ben scolpite fra gli alti comandi e sono più attuali che mai “Dal settentrione verrà la sventura”.