L’ALTRA ITALIA. SENEGALESE SALVA UNA VITA GETTANDOSI NEL BRENTA
A volte strane alchimie determinano situazioni che altrimenti non si sarebbero neppure lontanamente ipotizzate. Piace pensare a un lontano “effetto farfalla” capace di incidere sulla vita degli uomini. Un battito di ali di un angelo disubbidiente alle rigide coreografie del paradiso, uno starnuto in un luogo remoto, un bacio rubato, un riso nascosto dentro il copione del vivere dove il regista ha imposto, invece, il pianto. Ed ecco che cambia la sceneggiatura in un altro punto della terra. Pur con la leggiadria di una farfalla, l’effetto ha una forza dirompente e cambia il corso della vita. Scorre il fiume.Un Brenta freddo in una mattina d’inverno. Panta rei pensa l’ uomo fermo sul ponte a fissarne le acque, tutto scorre come il fluire di un tempo che sente non appartenergli più. Che importanza può avere il freddo? Il dopo? Il se? Nessuno potrà comprendere mai Il battito di ali e cambia il corso degli eventi. Improvvisa la risoluzione. Le acque chiamano, tramano, attirano. Forse il loro moto, forse il loro colore, forse il loro disinteteresse alla storia degli uomini diviene rifugio, nido, fuga. Poco importa che quel nido divenga tomba. Sente che deve farsi avvolgere, tutto il resto è un film che attende solo il finale. Altro battito d’ali. Quante volte Ousmane Cissoko, senegalese di ventuno anni, avrebbe voluto restarsene a letto in quelle mattine fredde con il corpo a incitare alla disubbidienza per poltrire sotto calde coperte. Ma la mente lo spronava inesorabilmente a onorare i sacrifici fatti per giungere in Italia. Aveva un lavoro come magazziniere a Limena in provincia di Padova. Ogni mattina in bicicletta percorreva quel ponte sul Brenta. Non guardava mai le acque. Fredde, strette negli argini imposti dagli uomini, dalla storia, dalla civiltà. Lui conosceva il mare, il suo, dove aveva nuotato da ragazzino, acque calde a carezzare la pelle e quel mare straniero, quello affrontato tre anni prima su un barcone salpato dalla Libia, quello in cui il sale faceva bruciare le escoriazioni del corpo e le ferite più profonde scavate nell’anima. Pedalava il giovane scaldandosi al calore di un’accoglienza che lui aveva sentito, provato, sperimentato. Era riuscito a trovare un lavoro e a ottenere, pertanto,la regolarizzazione che gli aveva consentito di lasciare il centro di accoglienza di Bagnoli. Un battito di ali di farfalla che aveva cambiato il corso della sua esistenza. Un battito di ali, un attimo, nessun blu sopra le nuvole, repentina la decisione dell’uomo sul parapetto, repentino il gesto e il buio a incombere su sogni,speranze, futuro. Un volo nel vuoto e un tuffo in quelle ammalianti acque_ sirene il cui canto innamora più del vivere stesso. “Galleggiando dolcementeE lasciandosi cullareSe ne scende lentamenteSotto i ponti verso il mareVerso il mare se ne va.Chi mai sarà, chi mai saràQuell’uomo in frack.Adieu, adieu, adieu, adieu,Addio al mondoAi ricordi del passatoAd un sogno mai sognatoAd un attimo d’amoreChe mai piùRitornerà.”( Vecchio Frack.Domenico Modugno). Le note si perdono. A che serve una musica? Scorre anche lui, non sbraccia neppure, non vuole essere salvato, cerca solo l’oblio dal mondo, dalla vita, da se stesso. Arriverà al mare e non avrà più pensieri, li avranno lavati, depurati, sublimati le acque gelide di quel fiume che a breve faranno tacere il ritmo martellante del suo cuore. Un battito di ali di farfalla. E Ousmane è lì a pedalare su quel ponte. Una ragazza gesticola disperatamente. Chiede aiuto. Un uomo si è gettato nel fiume. Lo ha visto nel suo volo disperato. Lui straniero accolto, lui salvato dalle acque della sua disperazione, lui rinato, lui lì nell’ ” adesso di un altro uomo”. Un battito di ali di farfalla, tanto è il tempo che si dà per riflettere.E non pensa al freddo, non pensa alle conseguenze sul suo corpo di un tuffo in acque gelide. Un attimo ed è già lì a farsi avviluppare da quelle melliflue membra di acqua. Vigorose bracciate a raggiungere chi, stremato dalla disperazione prima ancora che dalle leggi della fisica, si è lasciato andare. Difficile fare restare a galla un uomo la cui volontà è quella,invece, di cedere all’oblio. Ma lui non si arrende. La vigoria dei suoi anni vince su tutto, sul freddo che penetra, sulle forze che abbandonano, sulla resistenza dell’uomo, sulle correnti che subdolamente trascinano oltraggiate dall’ opposizione del giovane uomo. I soccorsi arrivano. Finalmente non è più da solo ad affrontare il fiume e la disperazione di un uomo. “Può, il batter d’ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas?”(Edward Lorenz, teorico dell’effetto farfalla) L’esperienza ci fa rispondere: sì. Una singola azione, un singolo battito di ali e due vite si incontrano dentro le acque di un fiume. Una regia strana, nell’epoca dei bianchi e dei neri, dei residenti e degli stranieri, di acque che salvano o uccidono, di rive e derive. Una regia che al momento del finale di un film a lieto fine restringe su una inquadratura: un cuore senza colori, senza appartenenze, senza bandiere.
