ALITALIA. TRATTATIVE QUASI CONCLUSE, MEF E FS OLTRE IL 50%

Delta Airline e EasyJet hanno presentato proposte valide per il salvataggio di Alitalia, Le loro offerte sono state già messe al vaglio ad ottobre scorso, insieme, le due compagnie, potrebbero acquisire il 40% della Compagnia. Ora la trattativa è in fase avanzata, dopo il via libera del governo e del Cda di Fs. In seguito ad un vertice tra il premier Giuseppe Conte, il vicepremier e ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio e il titolare del Mef, Giovanni Tria, si è deciso che l’esecutivo parteciperà alla costituzione della nuova compagnia di bandiera, purché si dimostri la sostenibilità del Piano industriale e la conformità con la normativa europea. Lo Stato pertanto entrerà in merito all’ennesimo tentativo di salvataggio, tramite il Mef, aggiungendo un capitolo per la verità non inedito nella travagliata storia della Compagnia. Il termine per la presentazione del Piano industriale è fissato per il 31 di marzo, stabilito dal ministro Di Maio, nel corso di un incontro con i sindacati. Ci sono buone prospettive dietro queste trattative, la fiducia di Delta e EasyJet sono un incentivo per aprire finalmente le porte ad un futuro meno precario, e in effetti Alitalia, anche nei momenti peggiori, ha dimostrato che stare a galla con il suo prestigio è possibile. Ora il vicepremier Di Maio, titolare del Mise, si augura che venga raggiunto un accordo vincolante. Le Ferrovie dello Stato hanno al momento avviato ufficialmente la trattativa con Delta e EasyJet, in seguito al consenso del Consiglio di Amministrazione. Lo Stato, che intende entrare a far parte del capitale della Compagnia di bandiera insieme ad Fs, rappresenta un’ottima garanzia, anche se un po’ di scetticismo, di aria di “déjà-vu”, trattiene l’entusiasmo. Forse perché il passato rimanda a tanti scenari simili, che erano apparsi risolutivi, come l’ultimo salvataggio prima dell’ennesima crisi, quando una compagnia solida come Etihad acquistò il 49% di Alitalia, portando risorse ‘fresche’ per un importo di circa 600 milioni. Altri tempi, che ora sembrano lontani, si era ad agosto 2014, e il Ceo australiano di Etihad, James Hogan, in un’intervista dichiarò: “E’ nostro desiderio che Alitalia diventi più ‘sexy’, con i migliori servizi disponibili”. Allora l’entusiasmo di fare risorgere l’azienda era forte, ma non deve stupire, Alitalia è come una Fenice ormai, e dagli anni ’90 è andata avanti tra continui ‘up and down’, illusioni e delusioni. Certo, quando Gabriele Del Torchio, Ad di Alitalia e Hogan Ad di Etihad Airways firmarono il cosiddetto Tia (Transaction implementation agreement, o accordo di investimento), che prevedeva la cessione del 49% di Alitalia – quella che doveva nascere, non Alitalia-Cai – si investiva in grandi speranze, e nessuno avrebbe mai potuto presentire che anche quella volta, dopo un volo con i migliori auspici, l’atterraggio sarebbe stato così duro. L’idillio, com’è noto, è finito, la Compagnia ha messo a dura prova anche la pazienza degli arabi. Con Delta e EasyJet, ci si augura che le premesse siano migliori, durante il commissariamento, la compagnia ha ottenuto buoni risultati, a livello internazionale c’è sempre fiducia nella qualità dei servizi con i quali si è sempre distinta. Le prospettive sembrerebbero finalmente plausibili, ci sono tante mani forti che fanno cerchio intorno alla prossima scommessa, e da parte dello Stato c’è l’eventualità, ormai quasi certezza, di convertire una parte del cosiddetto ‘prestito ponte’ di 900 milioni, che dovrebbe essere reso entro il prossimo giugno. Il capitale del Tesoro, dentro la newco per Alitalia, potrebbe aggirarsi intorno al 15%. Intanto i sindacati esercitano pressioni affinché si arrivi al più presto alla conclusione delle trattative, il segretario della Cgil, Maurizio Landini, lo ha sottolineato in una sua dichiarazione: “ci sono posti di lavoro da salvaguardare, bisogna prendere una decisione al più presto, la società ha bisogno di un futuro più stabile, di investimenti.” Al momento, oltre ai partner che si sono fatti avanti, ci potrebbe essere la partecipazione di altre società pubbliche e private. In questi nuovi scenari che si stanno prospettando, riecco il Tesoro sulla soglia di Alitalia, si era messo da parte nel 2009, in seguito alla privatizzazione, ora rientra per decisione di Palazzo Chigi, che tuttavia chiede precise garanzie in merito, soprattutto la sostenibilità del Piano industriale. Il Tesoro e Fs, insieme potrebbero superare il 50% nella newco per Alitalia. Dietro il benestare dell’Unione europea, che dovrà mettere poi al vaglio gli interventi dello Stato, e date anche le pregresse traversie della compagnia, non c’è dubbio che il controllo ci sarà. Secondo Luigi Di Maio, la presenza dello Stato dovrebbe rappresentare una garanzia per i lavoratori e la tutela dei livelli di occupazione, ma come contrappeso ci si attende un piano industriale veramente lungimirante. A questo riguardo ha dichiarato: “sono soddisfatto, perché nonostante tutte le difficoltà, Alitalia ancora oggi è un nome di prestigio di grande potenzialità, così pensano anche Delta e EasyJet”. E aggiunge: “non stiamo pensando ad un’Alitalia di dimensioni ridotte, quando si parla di operazioni di mercato, si rimanda a partner privatati, e tuttavia la presenza di Mef e Ferrovie dello Stato sarà una garanzia per la tutela dei posti di lavoro. Si mettono in atto strategie per migliorare il futuro dell’azienda, non per svenderla”. I sindacati al momento sono in allerta, nel corso del confronto con i rappresentanti del governo, hanno chiesto precise garanzia per la tutela dei lavoratori e per scongiurare altri tagli sull’attuale assetto occupazionale.