SCENEGGIATA SULLA TAV. CONTE MEDIA MA NEGA DI VOLERLA MINI

SCENEGGIATA SULLA TAV. CONTE MEDIA MA NEGA DI VOLERLA MINI

E’ un tormentone senza fine quello che ruota intorno al Tav: si farà sì o no?Sul provvedimento i due vicepremier la pensano in modo diametralmente opposto. A favore senza se e senza ma Salvini, decisamente contro Di Maio.A mediare tra i due, scende in campo il premier Conte:“L’opera non si può bloccare, mi occuperò io della revisione”. Concomitante all’annuncio del PdCla notizia di una nuova analisi costi-beneficia integrazione della precedente edai costi decisamente più abbordabili: 3,5 miliardi rispetto ai 7 preventivati che riaprirebbero i giochi. Marco Ponti e Francesco Ramella, i redattori della prima relazione, avrebbero calcolato in quest’ultima le sole perdite sulla parte italiana dell’opera, scorporando dal preventivo i costi a carico dei francesi e della Ue.Un’analisi più favorevole sotto diversi aspetti.Vuoi per accedere al finanziamento europeo e quindi procedere con i lavori e vuoi per ritrovare un’intesa, al momento piuttosto ammaccata, con la Francia. A renderla ancora più appetibile la valutazione sulle penali e sui rimborsinella malaugurata ipotesi di uno stop definitivo che ammonterebbero a circa 3, 6 miliardi. In parole povere, più conveniente terminare l’opera che sospenderla. Senza contare poi i benefici sull’ambiente.La riduzione dell’inquinamento atmosferico/acustico e la riduzione del traffico stradale. Certo, a risentirne i mancati pedaggi autostradali e gli introiti delle accise sulla benzina. Un boccone amaro, quest’ultimo da digerire. Dunque, tutto chiarito?Si procede verso il sì?Non proprio. A ribadire un NO secco il ministro Toninelli,il risultato è comunque negativo, sostiene, il Tav non s’ha da fare. Il no al Treno ad Alta Velocità è stato e continua e essere uno dei cavalli di battaglia del MoVimentoanche se qualcosa comincia a scricchiolare. Le certezze iniziali sembrano venire meno, al pari di altre su provvedimenti presi. Tra gli irriducibili e i possibilisti è scontro aperto.Airola, senatore e attivista della prima ora, ha minacciato di uscire dal M5S e di tenersi il simbolo, in caso di dietrofront dal capo politico pentastellato.Anche Grillo e Di Battista sono a favore del no.Non ci sono spazi per nessuna trattativa, ribadiscono. La stessa base non capirebbe.I continui cedimenti (negare l’autorizzazione a procedere per Salvini e fare dietrofront sul gasdotto che dall’Azerbaijgian arriverà fino a San Foca, in Puglia), hanno provocato diversi scossoni all’interno del M5S. Ed è più che probabile che la perdita dei consensi alle amministrative in Abruzzo e ancor più in Sardegna, sia riconducibile proprio alle continue giravolte che stanno snaturando l’identità dei 5Stelle. Sarà così anche stavolta?A rendere meno amara la pillola e giustificare quel no divenuto sì potrebbe essereil referendum chiesto da Chiamparino(e sostenuto dalla Lega) da tenersi in Piemonte insieme alle europee. Impossibile ostacolare il volere popolare se il responso fosse a favore dell’Alta Velocità. Una brutta gatta da pelare per i pentastellati. E per il governo tutto.Poche ore faPalazzo Chigi, con una nota ha smentito le ipotesi di una ‘mini-Tav’rilanciate dagli organi di stampa. L’unica certezza è che si stia lavorando per trovare un’intesa tra le parti opposte, la migliore decisione possibile ‘nell’interesse esclusivo del Paese e dei cittadini’. Sul caso Tav, la ciliegina sulla torta arriva dal PD che annunciauna mozione di sfiducia per il ministro Toninelli:‘ha bloccato i cantieri in tutta Italia e preso in giro gli italiani’.Il tormentone continua.