UN BRAVO PAPA’ NON SI COMPORTEREBBE DA BULLO
Matteo Salvini sullo Ius Soli ha le sue idee di totale chiusura. Il vice-premier-papà ce lo ricorda da Cernobbio dove si trovava per il Forum di Confcommercio schernendo con asprezza il piccolo Ramy, il ragazzino grazie al quale non stiamo versando fiumi di lacrime su quella che poteva essere la più atroce strage del dopoguerra: “A Ramy piacerebbe? Lo potrà fare quando verrà eletto in Parlamento, per il momento la legge non cambia e non ci sono margini di discussione”. Insegnare il dileggio, l’arroganza, l’autoritarismo e l’esibizione nulla ha a che vedere con la pacata saggezza di un genitore. Appartiene invece a quello strato socioculturale che rende la nostra vita quotidiana sgradevole ogni volta che lo sfioriamo. Quelli che sgommano e lampeggiano parlano così, quelli che molestano le donne e provocano gli uomini, quelli che gridano al ristorante e saltano la fila al cinema. Quelli che nel lessico corrente definiamo bulli, frustrati e sfigati. Un papà è ben altro, essere stato il donatore di un insignificante spermatozoo è solo frutto del caso.
