SEMPRE ACCANTO A CHI È “STUPIDAMENTE DISPREZZATO”.
“ La Chiesa ha difeso la tradizione in un’epoca in cui la tradizione era stupidamente negata e disprezzata. Ma questo si spiega soltanto perché la Chiesa è l’unica a difendere qualsiasi cosa nel momento in cui è stupidamente disprezzata ”. Chesterton, come al solito, con poche battute, riesce a dire più di tanti discorsi. La natura della Chiesa, dunque, è questa, la Chiesa esiste per questo. Fu voluta dal suo Fondatore per questo. Pietra d’inciampo. Faro nella notte. Barca che attraversa i secoli. Samaritano buono, pronto a correre in aiuto di chi è incappato nei briganti. Chiunque sia la vittima, chiunque sia il carnefice. Se a essere disprezzata è la fede, la Chiesa reclama il diritto alla libertà religiosa; se è la ragione a essere minacciata, la Chiesa non può non allarmarsi e allarmare sui pericoli che si vanno delineando all’orizzonte. Se è la famiglia a essere tenuta ai margini, eccola, la Sposa di Cristo, alzare la voce per ricordare che conviene a tutti valorizzare questa prima cellula della società, il luogo dove s’impara a vivere ed amare. Dovere specifico della Chiesa è annunciare il Vangelo e stare dalla parte dei più poveri. Sempre. In ogni modo. E se oggi a essere tragicamente “disprezzati” in qualche parte del mondo sono gli omosessuali e gli adulteri, la Chiesa non può che stare dalla loro parte. Meravigliando qualcuno, e, magari, scandalizzando gli altri. Strano, vero? Eppure il suo posto è là. Come Maria sotto la Croce. Non può far finta di non vedere. Perché il solo pensiero che un fratello omosessuale adulto, responsabile delle sue scelte e delle sue azioni, possa essere messo a morte per la sua condotta ci indigna e ci sconvolge. La sola probabilità che questo obbrobrioso scempio possa accadere dovrebbe far saltare dalla sedia tutte le persone di buona volontà, di qualsiasi religione, di qualsiasi credo, di qualsiasi ateismo; e i parlamentari e i governanti di tutto il mondo. Prima della vita sessuale di una persona viene la persona stessa, con i suoi diritti, i suoi doveri, la sua intelligenza, la sua capacità di amare e di servire. Ci sarebbe da riflettere su tante cose, ma noi, oggi, vogliamo fermarci ai fratelli omosessuali. Non possiamo che stare dalla loro parte, essere solidali con loro, combattere con loro perché i loro diritti vengano riconosciuti in tutto il mondo. Ma anche pronti a prendere le distanze da loro ( come dalle coppie eterosessuali ) nel momento in cui, dimenticando le sofferenze passate, gli scherni subiti, le lotte affrontate, le battaglie vinte, essi si spingono in avanti includendo tra i loro “diritti”, desideri e bisogni che vanno a ledere i veri diritti degli altri. Parlo del ricorso all’utero in affitto. Essere padre o madre è un desiderio legittimo ma lontano mille miglia dall’essere un diritto. Non esiste “l’utero” da solo, sganciato, esiste una donna capace di generare un figlio. Una donna con la sua dignità, la sua storia, i suoi sentimenti, i suoi dubbi, la sua povertà dalla quale dovremmo liberarla, non approfittarne. Esiste poi un figlio, suo figlio, del quale mai potrà essere padrona di cederlo, regalarlo, maltrattarlo, venderlo o ammazzarlo. Un figlio nei cui confronti, come ogni mamma, avrà solo doveri e nessun diritto, almeno fino all’età della ragione. Posizione scomoda, lo so, me ne rendo conto, quella della Chiesa. Il bambino non ancora nato non potrà mai dirle grazie; chi a tutti i costi vuole soddisfare un suo bisogno, facendolo passare per diritto, invece, la vedrà come un ostacolo da abbattere, un nemico da combattere. Accade da duemila anni. Accadde già al suo fondatore. Pietra d’inciampo, appunto, per qualcuno, vera compagna di viaggio per altri. Al di là di quelle che possono essere le convinzioni di ognuno, sentiamo oggi il dovere di unirci ai fratelli omosessuali perché ovunque siano riconosciuti i loro veri diritti. Padre Maurizio Patriciello.
