OCSE. ALTRO ‘RATING’ NEGATIVO PER L’ECONOMIA ITALIANA

OCSE. ALTRO ‘RATING’ NEGATIVO PER L’ECONOMIA ITALIANA

Il report dell’Ocse sulla flessione dell’economia italiana non è propriamente un fulmine a ciel sereno, ormai, da quasi un anno a questa parte, è un fuoco di fila di scetticismo e previsioni al ribasso. Si potrebbe definire un coro unanime degli osservatori internazionali, che non contribuisce certo a diradare la fitta nebbia nelle prospettive per il futuro. Il rating dell’Ocse non è peraltro quello di una qualsiasi Agenzia che formula il proprio outlook, sia pure autorevole sul piano internazionale, si tratta della più grande Organizzazione di studi economici, e può contare su uno ‘staff’ di economisti di 35 Paesi. Il suo parere non lascia indifferenti i mercati finanziari, e nemmeno gli ambienti economici che contano. Ieri è stato pubblicato il Rapporto Economico sull’Italia, nel quale si esaminano le misure necessarie ad affrontare le sfide più ardue per il Paese. Sono state valutate nel report le attuali riforme, e se ne formulano altre al fine di migliorare il funzionamento delle Istituzioni, rendere più forte il mercato del lavoro, incoraggiando nel contempo la crescita inclusiva. Secondo l’Ocse la contrazione del Pil è di -0,2% nel corrente anno, e andrà ad aumentare dello 0,5% il prossimo. Il debito pubblico è stato valutato a 134%, e si tiene poi in considerazione la politica di bilancio espansiva e lo stallo della crescita, che porteranno più su il disavanzo delle finanze pubbliche, le quali andranno dal 2,1% del Pil nel 2018 al 2,5% il prossimo anno. In sintesi queste sono le valutazioni contenute nel Rapporto presentato ieri,  tramite il Segretario Generale Angel Gurria al ministro Tria. Conclusioni ancora intrise di riserve e scetticismo sulla validità delle misure più importanti contenute nella legge di Bilancio, quelle sulle quali l’attuale esecutivo ha investito speranze in termini di efficacia, lottando contro tutto e tutti, perché le ritiene in grado di sbloccare la crescita e svolgere nel breve-medio periodo un ruolo di traino in tutti i settori dell’economia. L’Ocse non esprime un parere nettamente nagativo su queste misure, ossia ‘Quota 100 e Reddito di cittadinanza’, in quanto programmate con l’intento di favorire il reddito d’inclusione e sostenere le classi più deboli, ma sono le eccessive aspettative del Governo al riguardo a non essere positive, in quanto tali provvedimenti non produrranno i risultati sperati, soprattutto a medio termine. Il Reddito di cittadinanza, per esempio, rischia di foraggiare il lavoro sommerso, in un contesto sociale in cui il lavoro non è la carta vincente, dato che gli ultimi dati sul tasso di disoccupazione mettono in evidenza un andamento in regresso (del mercato del lavoro), con una contrazione, rispetto agli ultimi rilevamenti, di 14mila unità. Il miglioramento in ambito occupazionale potrebbe venire, secondo il report Ocse, dai programmi di formazione e ricerca del lavoro. Attualmente l’economia italiana è ritenuta ufficialmente in fase di stagnazione, e per allungare un po’ il passo sulla crescita sarebbe necessario dare la priorità alla riduzione dell’esorbitante debito pubblico, che schiaccia il decorso agevole della politica economica. A rischio, secondo il Segretario Gurria, anche la stabilità del sistema bancario, che pure ha fatto lodevoli passi avanti sul piano della stabilità negli ultimi anni. Secondo l’Ocse non è positivo il provvedimento relativo a Quota 100, promosso dalla Lega, poiché tende ad incentivare le disuguaglianze intergenerazionali e a portare ulteriore crescita del debito pubblico. L’Organizzazione propone in questo ambito un abbassamento dell’età pensionabile a 62 anni, con minimo 38 anni di contributi. Il rischio dell’attuale applicazione della misura rischia di rallentare la crescita nel medio termine, con una riduzione dei posti di lavoro nelle fasce più vulnerabili, come le persone anziane. Per questo, secondo l’Ocse è necessario fare marcia indietro per quel che riguarda l’anticipo del pensionamento previsto dalla misura, poiché ciò permetterebbe di liberare risorse per un valore di circa 40  milioni di euro, nel volgere di un quinquennio. La nota più positiva rilevata  nell’economia italiana, è l’export. E’ evidente che l’ultimo resoconto Ocse per l’esecutivo è l’ennesima pillola amara da metabolizzare, nessuno degli esponenti del Governo concorda con la severità di queste analisi. In primis il ministro dell’Economia, in quanto ritiene che le misure adottate dalla Manovra economica daranno già entro l’anno in corso dei risultati. E’ presto per giudicare, secondo il ministro, dato che il loro varo è troppo recente. E non concorda nemmeno il premier Giuseppe Conte, né i due vicepremier. “Le critiche dell’Ocse mi scivolano addosso.. credo fermamente nei risultati di Quota 100, a partire da dicembre farà già vedere i suoi effetti” – sostiene il vicepremier Matteo Salvini. Critico anche l’altro vicepremier, Luigi Di Maio: “l’Ocse un anno fa ci aveva chiesto di non abolire la legge Fornero, noi invece l’abbiamo rimossa e portato migliori compensi con quota 100.” Secondo il premier Giuseppe Conte “la Manovra è stata sottostimata, manifesterò il mio forte dissenso all’Ocse, non hanno calcolato gli effetti espansivi  sul Pil delle misure cardine adottate dal Governo,  che difenderò in prima persona con il Segretario Generale per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, Gurria. La stima è la più bassa espressa dagli osservatori internazionali. Il confronto con Gurria oggi a Palazzo Chigi sarà un’occasione per ribadire che i fondamentali della nostra economia sono solidi. E che, come ha ripetuto Tria, il debito programmato sarà rispettato”. Non dello stesso avviso le opposizioni, che esprimono già da mesi previsioni tutt’altro che ottimistiche per il futuro dell’economia del Paese. Nessuno dei partiti è stato fino ad ora indulgente sulle misure principali così aspramente criticate, sia in ambito nazionale che all’estero. Secondo Antonio Taiani (Presidente Parlamento Europeo),  “per uscire dalla recessione occorre ridurre la pressione fiscale sulle imprese, pagare i debiti della PA nei confronti di imprese e professionisti, avviare un Fondo per il sud, con le risorse non spese delle Regioni.