QUOTA 100, UN SUCCESSO DEL GOVERNO, O NO?
Si dovrà aspettare qualche mese per determinare quanto il provvedimento di questo Esecutivo di Governo sulla “Quota 100” che almeno parzialmente, intende superare la Legge Fornero, possa realmente essere portatore dibenefici. Per quota 100, si intende quella misura che consente a chi ha maturato 38 anni di anzianità di servizio e abbia un’età anagrafica di almeno 62 anni, di lasciare il lavoro per godersi la meritata pensione.Naturalmente negli obiettivi del Governo c’è la ragionevole speranza che si inneschi un naturale ricambio occupazionale, cioè che i posti lasciati liberi dai pensionati, vengano occupati da altri, favorendo così, l’occupazione.Le domande per accedere a questa opportunità sono a dire il vero tantissime, anche se poi non si può ancora stabilire quante si tradurranno in effettivi pensionamenti. Un provvedimento simile, come è ovvio che sia, ha dei costi per lo Stato e la ipotetica stima è compresa nella forbice tra i 30 e i 33 miliardi di euro, considerando come variabili: il mancato flusso di contributi in entrata nella casse dell’Inps e le maggiori spese per le erogazioni anticipate delle pensioni e 300 mila lavoratori aderissero a quota 100 nel triennio con durate medie dell’anticipo tra i 4,5 anni e un anno e mezzo.Nell’ipotesi dei costi vengono anche comprese le altre due possibilità di accesso alla pensione: l’opzione donna e l’opportunità di arrivare al pensionamento con 42 anni 3/10 mesi (per gli uomini) e 41 anni e 10 mesi (per le donne).Continuando sull’ipotetico filone delle ipotesi, un po’ impietose, si può immaginare che alla fine del 2021 non si proceda a rinnovare la Misura definita Quota 100 e si tornerà perciò alla tanto bistrattata Legge Fornero, diconseguenza gli effetti finanziari si esauriranno nel 2026, poichè anche gli ultimi lavoratori avranno a quel punto compiuto 67 anni e qualche mese. Una scommessa del Governo che mette in gioco investimenti importanti quindi, ma la domanda è se sia realistico supporre che questo meccanismo produrrà numerosi posti di lavoro.Il picco dell’occupazione si è registrato nel bimestre maggio-giugno dello scorso anno, gli occupati sono stati 23.345.000, ma a fine 2018 il numero degli occupati ha avuto una flessione di 76 mila unità (23.269.000).Così c’è gia chi giudica modesto il numero di rimpiazzi ai neopensionati. Anche se appare evidente che sia invece un fenomeno fisiologico dell’occupazione e che giochi un ruolo determinante la produzione. Infatti al momento stiamo attraversando un ciclo economico negativo. Le proiezioni per il 2019 ipotizzano un Pil inferiore allo 0,4% e una produzione industriale è in calo, che sempre secondo alcuni analisti, non invertirà la tendenza nel secondo semestre dell’anno. La conseguenza naturale è che da parte delle aziende (perdurando questa condizione) ci sarà la volontà di alleggerimento dell’organico, anche ricorrendo ad incentivi… Quindi un freno per l’occupazione.Questo alleggerimento di personale delle aziende è un fenomeno che a dirla tutta, è attivo dal 2000 per quanto riguarda il ramo bancario e assicurativo, il quale ha condotto al prepensionamento un numero impresionante di lavoratori (più di 70 mila) a costo zero per le finanze pubbliche.Il provvedimento quota 100 invece, fa carico lo Stato dell’intero costo che poteva invece gravare sul sistema produttivo (lavoratori e imprese). La previsione del ricambio appare oltretutto modesta, i circa 53.000 lavoratori del settore privato che al 21 marzo hanno presentato domanda per quota 100 daranno luogo a pochissime sostituzioni, forse meno del 10%.E per quanto concerne i 17.200 autonomi, è ragionevole supporre che una volta in pensione, intesteranno l’attività ai familiari e proseguiranno in “ombra”, anche se tutto ciò rientra in un pensiero di “malafede” e tutto sommato può risultare un processo alle intenzioni.C’è poi la questione dell’integrazione al minimo della pensione e ci saranno molti, (soprattutto al Sud), che avranno diritto all’adeguamento a causa dei pochi contributi versati. Altro denaro che peserà dalle casse dello Stato,contribuendo ad ingrossare la spesa dell’operazione.Naturalmente queste ipotesi da “bicchiere mezzo vuoto”, contrastano anche pesantemente con quelle che invece attendono risultati di rilancio e ripresa e addirittura di sviluppo, ma come già considerato in precedenza, ci vorràqualche mese per apprezzarne realisticamente gli effetti. Altro grido d’allarme, proviene da quelli che temono l’incremento del lavoro irregolare (il lavoro nero) per gli effetti del divieto di cumulo, attivato dal Governo proprio con l’intenzione di arginare l’esodo. Ipotesi questa, suscitata dal fatto che numerose domande provengono da operatori di piccole e micro imprese industriali, ma il pericolo del concretizzarsi di questa evenienza è maggiormente concentrato nelle aziende di servizi e turismo o nel settore dell’agroalimentare. Anche nei comparti come Sanità, Scuola e perfino Inps, sono previste 30.500 uscite dal lavoro per l’accesso alla pensione. E anche qui si andrà incontro ai problemi economico-occupazionali descritti. E anche qui, i detrattori della Misura, lamentano che si dovrà pagare uno stipendio doppio (al neoassunto ed al pensionato). Sebbenequesta affermazione appaia piuttosto pretestuosa, perchè è ovvio che il pensionato debba ricevere la somma spettante prevista nella pensione ed è altrettanto normale che chi venga assunto debba percepire lo stipendio!Fondata invece la preoccupazione di perdita del personale dotato di esperienza ma che è inevitabile in ogni settore, non solo in questi comparti di interesse vitale. Un lavoratore eterno o che possa traslare il proprio knowhow e la propria esperienza ad altri, esiste probabilmente solo nei romanzi di Isaac Asimov e dei suoi mondi pieni di robot. Da parte dei soliti critici della Misura definita Quota 100, sarebbe stato più opportuno integrare risorse economiche per incentivare la nuova occupazione con il super ammortamento del 130%. Tale opzione era uno dei punti nel programma della Lega ma che, non entrò nel novero del “contratto di Governo”.Secondo questa teoria con un incentivo medio di circa 17 mila euro, si sarebbero potuti finanziare più di 1 milione e 700 mila posti di lavoro con 30 miliardi di investimento. In base alla tendenza dell’arrivo delle domande, con la fine di marzo il numero dei richiedenti si è attestato intorno alle 100 mila richieste. L’ipotesi che ne deriva è che per la fine dell’anno ci saranno circa 250 mila pensionati in più e altrettanti lavoratori attivi in meno.Il rapporto attivi/pensionati scenderà di circa l’1,5% e si registrerà un aumento in negativo tra entrate contributive e uscite per erogazioni. Pure per quest’ultima ipotesi si deve tuttavia tener conto di previsioni al limite del ‘catastrofismo economico’, che seppure al momento dettato da flessione fisiologica della produzione, sembra tuttavia scongiurato dalla tendenza in ripresa delle famiglie italiane al consumo e all’ottimismo.
