ISTAT: MACCHE’ ETA’, TRIONFA IL RELATIVISMO ANAGRAFICO

ISTAT: MACCHE’ ETA’, TRIONFA IL RELATIVISMO ANAGRAFICO

In quasi 30 anni il numero dei matrimoni finiti si è quadruplicato passando da 376mila a oltre un milione 672mila dal 1991 al 2018. Un dato che emerge dalle ultime pubblicazioni Istat sul tema e che mostra una Italia in cui, anche tra i 55 e i 64 anni di età, si è pronti, o quanto meno propensi, a cambiare vita, chiudendo rapporti e riavviando una relazione con qualcuno.Dunque nell’età della affermata maturità si mette in discussione quello che dovrebbe essere il punto fermo. Ci si separa e, poi, ci si rilega con qualcuno, “si può fare, si può fare, si può prendere e lasciare…”.Segno che l’aspettativa di vita si è alzata, ma anche che non ci si accontenta più e si pensa di poter trovare, anche in età avanzata, soluzioni di vita più appaganti e segno di una modalità di vivere che cerca di essere sempre più sociale, e a volte social. Così si insegue la felicità di coppia, o almeno la soddisfazione personale, anche quando non si è più giovani.D’altra parte se c’è un dato che è riconducibile a tutta la società è la mancanza di età reali di riferimento. Le giovanissime sembrano adulte, le donne figliano oltre le età convenzionalmente e medicalmente previste e (spesso) consentite, gli uomini rifiutano la mezza età, abbracciando l’eterna giovinezza, i padri sono più giovani dei figli. Una libertà cronologica e una relativizzazione del limite che da anche frutti positivi, come trovare un compagno magari dopo un fallimento matrimoniale e in età avanzata.Ne emerge un dato sociologico estremamente interessante: il relativismo anagrafico!