HELLBOY. C’È UN DEMONE NEL REBOOT: MOLTA MERAVIGLIA, POCO CUORE
Un demone, Hellboy, smagato come un detective della scuola dei duri, che si lima le corna e lavora, con qualche patema d’animo e qualche problema edipico, per i buoni nel Bureau of Paranormal Research and Defense, trova sulla sua strada una superstrega di origini medioevali, la quale: prima, cerca di rimettere insieme i propri pezzi – fu smembrata da Re Artù in persona, a colpi di Excalibur, e le sue spoglie, chiuse in forzieri, vennero portate ai quattro angoli del globo; poi, tenta il nostro diavolo con la più letale delle alleanze. Quella che consegnerebbe direttamente il mondo alle mostruose forze del male. In mezzo al tentato e nefasto abbraccio, assistiamo a un nugolo di scontri e smembramenti ai limiti del sopportabile, in un velocissimo racconto scolpito nella carne e bagnato da sangue a catinelle, con epicentro in Inghilterra (altro che Brexit). Siamo, per farsi un’idea, in una versione più nera, dark e splatter di un ibrido tra James Bond eIl Signore degli Anelli, con spettacolari comparsate di personaggi classici dell’horror – Baba Yaga dall’inospitale casa e dall’orribile bacio – o mitologici: si segnala per i movimenti coreografici un duelloen plein airtra il diavolaccio e tre arcimboldeschi giganti. Benvenuti inHellboy, quindi, che porta per la terza volta al cinema, con unreboot, il personaggio della Dark Horse Comics, terzo polo del fumetto Usa, specializzato in opere di qualità, dalSin Citydi Frank Miller all’Escapistdel Pulitzer Michael Chabon. Vi divertirete tantissimo se non farete paragoni accurati con il fumetto del già mitico Mike Mignola o con le due precedenti versioni su grande schermo, interpretate da Ron Perlman, e firmate entrambe da un signor regista, cioè un autore, Guillermo del Toro. Non che qui si commetta sacrilegio: la casa di produzione è pur sempre la Dark Horse Entertainment, cioè il braccio cinematografico dell’editrice, il nuovo regista è l’eclettico e navigato Neil Marshall, noto almeno per un cult horror (Descent) e tanta TV (dalTrono di SpadeaHannibal), e poi Hellboy è l’ottimo David Harbour (anche se irriconoscibile sotto il trucco) e la strega Milla Jovovich, ma… l’impressione è che una volta partita la macchina, riempita di milioni di dollari, di una sceneggiatura gasata fino all’ipertrofismo e di effetti speciali oltre il barocco, si sia perso il cuore pulsante del film. Che poi è proprio il cuore di demone di Hellboy, supereroe atipico e torturato, non foss’altro perché generato in una notte di tregenda del 1944 durante una cerimonia officiata da Rasputin su istigazione dei nazisti e interrotta dall’arrivo degli Alleati. Così è, se vi pare. Aprite per bene gli occhi e, ripescando l’adolescente che è in voi, gustatevi lo spettacolo. Compresi i personaggi di contorno, che meriterebbero un film a parte: Alice Monaghan, giovane veggente (Sasha Lane) e Ben Daimio, cioè Daniel Dae Kim (visto tra l’altro inLost), l’agente sfigurato che si trasforma assai malvolentieri in giaguaro.
