GIUSTIZIA ITALIANA. UN BRAVO AVVOCATO E IL TUO REATO CADE IN PRESCRIZIONE
Anche quest’anno accade, come spesso nell’ultimo decennio, che venga alla ribalta il tema carceri/sovraffollamento/amnistia. Puntuale come un orologio svizzero, a DicembreMarco Pannellae i Radicali cercano di attirare l’attenzione, su questo tema, tra i meno trattati sui media italiani.Nonostante l’argomento carceri sia ora più presente nei dibattiti, non si riesce però ad andare oltre la discussione “amnistia sì, amnistia no”.In questo modo si tralascia completamente l’analisi di chi componga la popolazione carceraria, di come si sia arrivati a questa situazione di sovraffollamento disumano, e le sue possibili soluzioni. Il risultato è che questa tematica risulti alquanto marginale nei pensieri dell’italiano medio, il quale si limita a mostrarsi a fasi alterne compassionevole (generalmente sotto le festività natalizie o pasquali) o “forcaiolo”( soprattutto in occasione di delitti particolarmente odiosi).Per capirne qualcosa in più basta innanzi tutto dare uno sguardo ai siti internet di alcune delle associazioni che si occupano di detenuti come Antigone, A buon diritto, Papillon. Scorrendo tra i vari interventi di giuristi e operatori sociali si possono individuare facilmente le cause del sovraffollamento.E’ opinione diffusa tra chi è “del settore” individuare come una delle cause di questo problema, le varie leggi sull’immigrazione, approvate in particolare tra la fine degli anni Novanta e i primi del Duemila. Leggi che invece di favorire una vera integrazione, hanno fatto si che fosse estremamente facile cadere in clandestinità. Molti dei rapporti stilati sugli ospiti dei penitenziari, affermano infatti che le persone migranti compongono circa un terzo della popolazione carceraria.Un altro terzo all’incirca è invece composto da detenuti tossicodipendenti, segmento questo aumentato a dismisura in seguito al varo della legge Fini-Giovanardi sulle droghe, una delle più severe in Europa (ma a quanto pare una delle meno efficaci nel contrasto delle tossicodipendenze). Con questo decreto legge, è stata abbassata sensibilmente la soglia del possesso di sostanze stupefacenti per essere considerati spacciatori e sono state messe sullo stesso piano sostanze profondamente diverse tra loro come l’hascisch e la cocaina.Ciò che resta delle persone che affollano i penitenziari è composto in buona parte da coloro che hanno commesso reati contro il patrimonio, generalmente rapine e piccoli furti; reati questi, commessi perlopiù da persone indigenti, che con l’incedere della crisi economica sono destinate ad affollare sempre di più i penitenziari.Fatta questa prima parte di analisi, diventa facile comprendere come in Italia, a differenza di ciò che comunemente si pensa, non c’è molto permissivismo, almeno per le persone “comuni”. A dire il vero però, il sistema italiano con qualcuno, piuttosto clemente lo è. Senza entrare nel merito delle singole questioni, basti ricordare il metro di giudizio alquanto garantista applicato nella vicenda Sallusti o in quella Fiorito (a quante persone comuni avrebbero concesso così facilmente gli arresti domiciliari?). A rendere espicito questo rapporto ambivalente tra la giustizia e la popolazione ci aveva pensato a suo tempo la legge “ex Cirielli”, passata all’onore delle cronache per essere stata una delle tante leggiad personamredatte sotto il governo Berlusconi.Di questa legge, sui media mainstream, non si è mai sottolineato abbastanza quali ricadute avesse sulla società. La “Cirielli” prevede infatti un accorciamento dei tempi di prescrizione, e contemporaneamente uno spropositato aumento per chi è recidivo nel commettere un determinato reato. E’ evidente quindi come in questo modo si favorisca chi può permettersi di pagare dei buoni avvocati che riescono ad allungare il processo fino ad arrivare alla prescrizione. Contemporaneamente si vanno a penalizzare quelle persone che, per le proprie difficoltà economico/sociali sono portate a reiterare un determinato reato e ad affollare i penitenziari, per la maggior parte infrazioni contro il patrimonio o di tossicodipendenza.Capitolo a parte meritano poi tutti quei detenuti in attesa di giudizio, si stima siano circa 29000 sui 67000 che in totale affollano i penitenziari italiani, da considerare innocenti fino alla condanna definitiva.Circa 23000 carcerati inoltre hanno un residuo di pena inferiore ai tre anni, per le leggi italiane dovrebbero quindi usufruire delle“misure alternative”. Per completare il quadro vanno aggiunti una sessantina di bambini da zero a tre anni rinchiusi in carcere con le loro madri.I margini per una amnistia sembrerebbero dunque esserci, ma sarebbe in grado un provvedimento di questo tipo di risolvere i problemi delle carceri italiane? Probabilmente no.E’ stato empiricamente dimostrato infatti, con il recente indulto del 2006 e con altre amnistie concesse in passato, che se è vero che con provvedimenti di questo genere si ottiene una situazione più vivibile nei penitenziari e si può ritornare ad una legalità costituzionale, è altrettanto vero che nel giro di un anno o poco più si è sempre tornati alla situazione precedente ai provvedimenti di clemenza.Proprio in seguito all’ultimo indulto, parlamentari di ogni schieramento si sono dilettati, è proprio il caso di dirlo, con delle proposte su come tentare di risolvere una volta per tutte questo problema. C’è stato chi è arrivato a proporre una privatizzazione dei penitenziari (su cosa sarebbe stata capace una lobby di costruttori di carceri, basti pensare a ciò che hanno fatto e continuano a fare sui territori costruttori di ogni risma), chi più semplicemente proponeva la costruzione di nuove carceri, con conseguenti ulteriori aggravi per i nostri già disastrati conti pubblici e senza risolvere alla radice il problema. Qualche onorevole ha timidamente proposto un migliore e più efficace reinserimento dei detenuti nella società, senza però tenere conto che risulta impossibile per gli operatori carcerari svolgere il loro mestiere a fronte di un numero sempre maggiore di detenuti e di tagli di bilancio sempre più cospicui.Purtroppo fino ad ora sono stati veramente pochi coloro che hanno proposto una riforma sostanziale del sistema penale italiano, comprendendo ad esempio un maggiore ricorso alle misure alternative(convenienti anche economicamente) e la depenalizzazione di alcuni reati minori. Un’amnistia sarebbe comunque utile nell’immediato, ma finchè non si proverà a risolvere il problema alla radice, le carceri torneranno ad essere affollate nel giro di poco tempo. L’urgenza di un intervento di questo tipo non è importante solo per motivi che alcuni considererebbero astrattamente etici, ma per garantire (a costo zero) una vera sicurezza per il cittadino medio, contrariamente a ciò che hanno predicato negli ultimi quindici anni i vari “sceriffi” di ogni schieramento.
