NEL MIRINO DEI DAZI USA ORA ANCHE PRODOTTI AGROALIMENTARI DOP DELL’UE

NEL MIRINO DEI DAZI USA ORA ANCHE PRODOTTI AGROALIMENTARI DOP DELL’UE

C’è ancora aria di ‘belligeranza’ nella politica dei dazi applicata dall’amministrazione Trump, non si salvano neppure gli alleati più fedeli: il vecchio continente è stato più volte nel bersaglio da un anno a questa parte, dietro gli interessi non c’è legame che tenga: cinismo totale nella politica economica americana. La tregua sui dazi firmata a luglio 2018 tra l’Ue e gli States è dunque finita. Questa volta l’’ordigno’ che ha scatenato le reazioni dell’establishment di Washington è rappresentato dai presunti aiuti di stato sotto forma di sussidi ad Airbus SE group, costruttore europeo di aeromobili con sede principale a Blagnac (Francia), un colosso con circa 130 mila dipendenti. Airbus è la diretta ‘avversaria’ di Boeing (concorrente americana), la quale attualmente sta affrontando un’altra crisi, causata dal secondo incidente mortale avvenuto con il jet 737 Max (a marchio Boeing), modello più venduto dell’anno. E se si va a guardare i prodotti nel mirino dei dazi targati Usa c’è anche Airbus, cosa che confermerebbe l’intento di colpire il gruppo europeo, perché in realtà ‘infastidisce’ troppo Boeing sul mercato. In fondo gli americani sono ripetitivi e applicano le stesse strategie per difendere la loro supremazia sul piano internazionale, così riescono ad arginare i rischi sull’economia, insomma finisce tutto nel calderone del protezionismo, questo fenomeno anacronistico, che è esattamente l’antitesi della globalizzazione. Ma prima o poi anche gli States dovranno arrendersi: governare sempre e ad ogni costo le evoluzioni in ogni ambito del pianeta, di solito non porta soluzioni pacifiche, ma tensioni e attriti, a volte veri e propri boomerang. Intanto il World Trade Organization sta cercando d’imporre la sua autorità sull’impeto delle frecce velenose scagliate dal Governo americano in punti nevralgici dell’industria mondiale (c’è tra gli altri anche Huawei in graticola), e il contenzioso aperto con l’Ue potrebbe non volgere in favore di Boeing. Il Wto ha infatti appena dimostrato, dopo 14 anni di tensioni tra Boeing e Airbus, che è proprio il colosso statunitense a giocare basso, dato che sarebbe  lo stato di Washington a fornirgli sussidi illeciti. Le magagne prima o poi vengono in superficie: si poteva forse pensare di nascondere queste infusioni di risorse illecite?  Nonostante il rappresentante americano Robert Lighthizhr, uomo di fiducia di Donald Trump, da lui nominato, nel 2017 ‘United States Trade Representative, abbia dichiarato che “i dazi decisi contro Airbus derivino dal sostegno di aiuti di stato concessi ad Airbus, e che gli stessi saranno rimossi qualora vengano meno questi interventi, perché si vorrebbe creare un quadro di equità nel mercato globale degli aereomobili”, non è detto che la disputa si chiuda in favore degli Usa. Si attende al momento il verdetto del Wto, al quale stranamente il Governo Usa si è rimesso, nonostante la poca fiducia che ha dimostrato in era Trump  (il presidente ha più volte minacciato di portare fuori gli States). La risoluzione sulla ‘controversia Boeing-Airbus’ arriverà nella prossima estate. Per gli osservatori internazionali si tratta di pura strategia del Governo Usa, volta a tenere salda una posizione dominante nel mercato, per superare soprattutto la difficoltà dovuta alle criticità emerse nel software del 737 Max, di loro produzione, che ha portato la stessa flotta a restare a terra, in seguito agli incidenti, e all’indagine in corso per responsabilità dirette. Insomma si cerca di attraversare il tunnel bloccando la concorrente europea, ossia Airbus, denunciando peraltro scorrettezze che proprio Boeing mette deliberatamente in atto. La rappresaglia, ché di pura ritorsione non si tratta, è considerata dagli esperti Ue a dir poco esagerata, oltre che priva di un contrappeso sulle responsabilità reciproche. Non si tratterebbe solo di presunti danni causati dalla rivale europea, c’è l’intento di non restare indietro in seguito alle indagini legate agli incidenti degli aeromobili, e trascinare così nel baratro anche la concorrenza, affinché non faccia un passo avanti e prenda il ‘sopravvento’ nel mercato. E così, la tregua sui dazi tra Usa e Ue, siglata nel luglio scorso, è stata dimenticata, ora nel calderone del protezionismo ci sono una serie di prodotti a marchio Ue, un lungo repertorio, sembra, tra i quali elicotteri destinati ad uso civile, di produzione spagnola, inglese e tedesca. Nel mirino anche prodotti agro-alimentari DOP IGP. Nella black-list (ben 14 pagine di prodotti Ue) figurano marchi prestigiosi di produzione italiana, come il Prosecco Dop e altri ‘frizzanti’, peraltro presenti anche al Vinitaly di Verona, dove si è ricordata l’annata record 2018, che ha fruttato ben 2,5 mld di fatturato, sempre in crescendo, con il 13,5% in più rispetto al 2017. Gli States hanno voluto colpire una delle voci più attive dell’export italiano verso il mercato americano, il secondo a livello mondiale, si tratta di 70 milioni di bottiglie l’anno. Ma seguono anche prodotti tipicamente italiani come l’olio, formaggi – in particolare pecorino –  agrumi e tanti altri. Un export che equivale a 4,2 mld di euro l’anno, a rischio la metà di questo mercato. L’Unione europea è indignata, ma lo sdegno non serve certo a rimettere in ordine la minaccia che viene da oltre Atlantico, si stanno approntando misure adeguate di risposta a quelle intraprese da Washington, una controffensiva che rispetterà comunque le regole del Wto. La Cina, frattanto, in seguito al riscontro delle gravi criticità negli aeromobili, ha annullato gli ordini, fino a quando non ci saranno verifiche che diano le dovute garanzie di sicurezza. Oltre 300 morti nei due incidenti non sono un optional da prendere alla leggera. Boeing rischia di essere penalizzata in modo pesante: si stima che siano stati annullati ordini per un valore  superiore ai600 miliardi di dollari.