COSTRUZIONI E CRISI: LE GRANDI IMPRESE IN FALLIMENTO
Uno spaccato difficile dal punto di vista politico, economico e sociale quello in cui versa il nostro paese e che non smette di dare preoccupazione. Una sorta di equilibrismo in cui si annaspa per cercare di salvare quel poco lavoro rimasto nel settore delle costruzioni. Il settore era già fortemente in crisi ed interessa le grandi imprese destinate al fallimento.Responsabile di questa situazione che investe il settore delle costruzioni e non solo, sarebbero la crisi finanziaria e le scelte del governo che hanno fatto sì che si retrocedesse fino a ripiombare nella crisi . La conseguenza maggiormente visibile è il dimezzamento del settore, che offre uno scenario che si può definire da dopoguerra.A restare in sospeso con l’insediamento del nuovo governo che risale al Giugno scorso, sono state proprio le opere in corso di realizzazione. Battibecchi, pareri discordanti, perdite di tempo e costi che si elevano alla massima potenza, questo lo scenario a cui assistiamo da quando il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli decide di stoppare i finanziamenti a tutte le grandi opere già in corso o programmate. Queste le opere impattate fino ad ora : si va dal tunnel del Brennero (appalti per un valore di 5,9 miliardi), alla pedemontana veneta (2,3 miliardi), per giungere successivamente all’alta velocità Brescia-Padova (7,7miliardi), al Terzo Valico tra Genova e Milano (6,6 miliardi), per poi approdare alla Torino-Lione. Ed intanto che Il ministro rivede il rapporto costo-benefici in ballo ci sono i finanziamenti europei, ad oggi ancora bloccati. Facilmente comprensibili quali possano essere le conseguenze per le imprese di costruzioni che stavano versando in condizioni pessime essendo quasi sul lastrico.Queste sono le aziende che dallo scorso Luglio fino a Dicembre hanno fatto richiesta di concordato : Astaldi, Grandi Lavori Fincosit di Roma, la Tecnis di Catania ed infine la più grande cooperativa italiana, la Cmc di Ravenna. A finire invece in amministrazione straordinaria è stata Condotte. Il suo organico composto da: operai, manovali, ingegneri e carpentieri sono tutti a casa dato che nessuno di loro viene più retribuito. Bloccate in stato pre- fallimentare sono ben 15 delle prime venti imprese per via del blocco delle entrate previste mentre le uscite nei confronti dei fornitori continuano ad accumularsi costringendo in questo modo numerosi piccoli imprenditori a chiudere.Il valore delle grandi opere ferme arriva a 86 miliardi mentre la possibile attivazione di 380 mila posti di lavoro, che mai come in questi ultimi anni servirebbero a ridare dignità offrendo possibilità di impiego a tutti quegli ex lavoratori che accrescono in modo cospicuo le file dei disoccupati. Possibilità che vengono sfumate intanto che le discussioni del mondo politico procedono incuranti delle conseguenze a cui giorno dopo giorno assistiamo.I cantieri bloccati in Italia sarebbero almeno 300 secondo il vicepremier Matteo Salvini ( Fonte: Corriere Della Sera) a cui si sommano quelle in stand by perché sottoposte all’analisi costi benefici voluta dal ministro del Movimento 5 Stelle Danilo Toninelli. A restare fermo è anche il cantiere del terremoto in Centro Italia, uno dei più grandi d’Europa, con 70 mila case da ricostruire. Al fine di rimborsare i danni alle abitazioni private, lo Stato ha messo a disposizione 13 miliardi di euro due anni e mezzo fa. Fa riflettere, e molto, il fatto che finora sono stati spesi appena 350 milioni. Oltre il danno la beffa, come va di moda in questi ultimi tempi: cittadini che pagano le tasse e che cercano di sopravvivere in abitazioni di fortuna dettate però da tempi di sciagura.Ad avanzare parrebbe essere solo e sempre la crisi intanto che la politica retrocede da quelle che sono le sue “promesse” che sempre meno paiono tenere conto delle situazioni di precarietà in cui ed a cui sempre più famiglie italiane si ritrovano, loro malgrado, a vivere.418mila sono i potenziali posti di lavoro saltati, mentre 120 mila aziende sono fallite. I costruttori per stare a galla hanno iniziato la corsa disperata a vincere maxi commesse all’estero, per arricchire i portafogli-lavori e godere di maggiore credibilità verso le banche ed il mercato.Si attende uno sblocca appalti finanziario ma anche una nuova squadra in grado di rilanciare il sistema Italia, che parta dal sistema degli appalti pubblici in modo da far crescere e modernizzare il paese. Una sfida ardua che speriamo venga affrontata con la serietà del caso per scongiurare altre problematiche dato che se ne vivono già abbastanza.
