CINQUE MODI DI DIRE IN PIEMONTESE
Cinque indizi (e una prova) che riveleranno che vivi in Piemonte, nonostante il tuo italiano privo di accento. «Com’è già che si chiama la cantante dei Prozac+?…».«Già», usato così, non è italiano. Lo so, per noi piemontesi è indispensabile, imprescindibile: indica qualcosa che si conosceva e non si conosce più, lo sapevo e ora non ricordo (più). La verità è che gli italiani ne fanno a meno, e si capiscono lo stesso. All’interlocutore non interessa se lo sapevi e l’hai dimenticato, o se non l’hai mai saputo. Manzoni scrisse: «Carneade, chi era costui?», e non: Chi era già Carneade? «Dobbiamo comperare l’acqua, ce ne sono solo più due bottiglie».«Solo più»: impensabile farne a meno, vero? Eppure si può. «Mac pi’», è piemontese. In italiano non esiste il concetto di «solo più». «Dobbiamo comperare l’acqua, ce ne sono soltanto due bottiglie». Sì, è un colpo al cuore. «Ne rimangono due bottiglie», quelli delle altre regioni non possono capire il male che fa, per noi, accettare si possa dire, semplicemente, così. «Vuoi metterti davanti, ché dietro patisci?».La macchina. L’automobile. La nausea nei tornanti di montagna. Oppure il rumore delle unghie sul legno, il coltello che gratta sul piatto della pizza. Patire significa soffrire. Però con la sfumatura nostra. «Patisci?». No. Al massimo: Soffri? Ti dà disagio? Ti infastidisce? «No, facciamo più tardi, a quell’ora a casa nostra mangiamo cena».Ceniamo. Bon, così. Cenare. Non si mangia la cena. Nemmeno il pranzo. Si pranza, o si cena. Però in piemontese sì, «anduma là a mangé sin-a?», andiamo là a mangiar cena, in piemontese la cena si mangia, in italiano si cena (cioè si mangia). «Ciao, com’è?».Com’è cosa? Chi? Quando? Perché? In Italia chiedono «Come va?», in Piemonte diciamo «Com’è?». Cosa? Boh. L’umore? La prova.«No dai, non mi oso».Il verbo osare non è riflessivo, osarsi non esiste. Io oso. Non: mi oso. In nessuna parte d’Italia ho sentito: «Non mi oso, non si osa». Non oso, non osa. «Ancalese», invece, che in piemontese significa osar(si), lui sì è un verbo riflessivo.
