IL MAR BIANCO DI MEZZO. E TRE POESIE

IL MAR BIANCO DI MEZZO. E TRE POESIE

Il mare bianco di mezzo, così gli arabi hanno sempre chiamato il Mediterraneo. Di mezzo è facilmente comprensibile. Un mare che non è un mare, ma un lago di luce. Una luce in mezzo alle più grandi civiltà del mondo, alle più grandi sensibilità dell’uomo che siano apparse sulla terra dall’età della pietra. Un lago che è stato la vulva fertile da cui è nato l’uomo nuovo, e le sue sponde sue grandi e piccole labbra turgide del sangue del pensiero filosofico e religioso più fecondi nei secoli.Bianco forse perché puro, incontaminato, il mare nostrum, incontaminato e fecondo. Humus umido delle tre più grandi religioni. Un una via per le spezie ed il pensiero, per l’arte e le sete, la scultura, la pittura e la poesia ed i broccati intessuti di fili d’oro. Una via di scambio di bellezza e di spirito, di anima e umanità.Ma ora il mar bianco di mezzo, il mare nostrum è divenuta una cloaca fetida e puzzolente, una voragine orrida che ingoia anime e carne, una fogna putrida che imputridisce occhi e labbra, che annienta speranze e futuro. E’ divenuta una orribile pianta carnivora che digerisce uomini donne e bambini. E sputa gli avanzi per i pesci iena. Si è colpa dei coltivatori di questa pianta mostruosa, ma anche di chi osserva a distanza, con ignavia, menefreghismo, mancanza di condivisione e di impegno. E’ l’uomo che è latitante, le nazioni, le organizzazioni di nazioni, è latitante il pensiero, lo spirito, la vita.E questa fogna che il mar bianco è diventato fa tremare, fa star male.Devo ringraziare il mio paese comunque per quello che sta facendo, al di la della politica e dei governi. La politica c’entra poco, anzi c’entra molto, ma è l’umanità che deve occupare ogni spazio. Bene è uno spiraglio di luce, nonostante gli sciacalli, le iene e gli avvoltoi che fanno sentire le loro risate blasfeme e le loro grida gutturali. Ma loro hanno bisogno di carogne.Vorrei scrivere dei versi per questo nostro mare fogna e cloaca senza sua colpa nessuna. Non ce la faccio, sento forte l’odore dolciastro di morte.Ma scriverò ugualmente dei versi di grandi anime che ci hanno preceduto e hanno cantato il Mar bianco di mezzo «Quando avremoSpiagge dolci da toccare con lo sguardoE una vita ove l’ombra si scosta dalla luceVerrà il riposo con i suoi tesoriTu ed io sulla Terra delle spiaggeO amore mio che i viaggiAl sonno stai domandando». Il nudo sentiero, il sole, i ramoscelli secchi, le pietre.Raggiunta infine la sorgente, al meriggio,Davanti al fragore e all’abbondanza dell’acqua,Comprendiamo quando la nostra seteSia poca cosa». «Il mare ti appartiene e il ventoCon un astro sospeso al firmamento.Signore. essi non sanno che noiSiamo solo ciò che possiamoCurando le nostre piaghe con erbeRaccolte sui verdi pendii.Non laggiù ma qui, molto vicino.Respiriamo come possiamo,Con la timida preghiera d’ogni mattinoChe si fa strada verso la rivaLungo le faglie della memoriaSignore, non con loro. Sia fatta altrimenti la tua volontà» Che il Mediterraneo ritorni perla. Come le pietre preziose è sorto dalle viscere della Storia, attraversando molte prove e difficoltà.