L’ERGASTOLANO E IL SUO GIUDICE

“Ti importa anche un po’ di me, o ti importa solo di Orazio che ho strangolato tanti anni fa perché mi voleva fare fuori lui, e adesso tu gli sta carezzando la testa, a lui perché è morto, (…) , tu perdoni tutti, se vuoi muoio anch’io, così accarezzi la testa anche a me”…Una proposta di lettura per la messa del giorno della resurrezione, da “Fine pena ora”, di Elvio Fassone, storia della corrispondenza durata ventisei anni fra un ergastolano e il giudice che lo aveva condannato.Al Cristo che gatto Randagio immagina forse potrebbe piacere(…) Eppure anche tu hai avuto un processo e sei stato condannato, e sai cosa vuol dire. Già, ma tu eri innocente, è vero. Ho detto una fesseria, tu non avevi fatto niente di male, noi, beh, qualcosa più o meno tutti qui dentro. Però io l’ho pagata dura, sono quasi trent’anni che sto dentro, tu, parlando con rispetto, in qualche ora te la sei cavata, poi ti hanno tirato fuori, a me tra poco mi viene la muffa o le ragnatele e non ho nessuno che tiri fuori a me….CONTINUA SU REMOCONTRO: