UN ROMANZO SULLA PERIFERIA GLOBALE

UN ROMANZO SULLA PERIFERIA GLOBALE

Mauro Baldrati è un compagno che viene da Lotta Continua e che credo sia rimasto con le idee di fondo di allora. Benissimo. Mauro è redattore di Carmilla, ha scritto molti racconti e ora un “noir”, una volta l’avremmo chiamato spy story, che ha avuto la gentilezza di inviarmi per chiedermi un parere. Siccome non sono uno scrittore, né un critico, e neppure un’esperto di storie “nere” e “gialli”, anche se ne leggo, immagino che Baldrati mi chieda soprattutto un parere sul contesto sociale nel quale è ambientato “IO SONO IL DIABLO.Perché la storia ha due protagonisti, il primo è l’agente segreto inglese Edward, nome di battaglia El Diablo, che ha abbandonato il paese, il mestiere ed il mondo di sopra, il lusso sfacciato e criminale che circonda le imprese dei vari 007. Ha abbandonato quel mondo per rifugiarsi nell’ultimo gradino del mondo di sotto, la periferia dei ghetti di baracche, dove tra immigrati e italiani scartati, governano le regole brutali del mercato e della criminalità, esattamente come nel mondo di sopra. Il secondo protagonista è dunque la periferia, inizialmente quella di Bologna, ecco forse è anche un parere da bolognese che Baldrati mi chiede. La periferia incombe sul bellissimo centro storico della città e finisce per invaderlo mimetizzandosi in esso. Non è solo il protagonista che parte dal ghetto, dove convivono migranti, italiani poveri, rom, tutti sotto il controllo, anche relativamente saggio, del caporale padrone. Non è solo l’ex agente segreto britannico che al mattino mette gli scarponi, abbandona la roulotte e cammina fino al centro della città; no è tutta una umanità che parte dalla periferia estrema per lavorare, mangiare, vivere mimetizzata nel lusso del centro. Il nostro mondo somiglia sempre più a quello di Hunger Games, da un lato la capitale sfavillante, dall’altro la povertà e l’emarginazione sociale, che sempre più si territorializza in ciò che noi chiamiamo periferie. È nei suoi rituali pellegrinaggi nel centro che il protagonista incontra una donna, una bellissima immigrata impiegata in una mensa, che lo coinvolge in una terribile storia internazionale di tratta delle schiave per la prostituzione. E per seguire il filo di quella storia, per amore della donna incontrata nel centro di Bologna, il protagonista ridiventerà El Diablo, il nome con il quale era conosciuto e temuto, compirà in giro per l’Europa le imprese tipiche degli agenti segreti. Ma non avrà di fronte la Spectre e neppure la CIA o il KGB, né tantomeno uscirà dal mondo di sotto. No, il protagonista viaggerà nella stessa periferia che da Bologna arriva a Londra per poi giungere a Tirana. Lo stesso quartiere, la stessa umanità composita e frantumata che ogni mattina si alza con un solo obiettivo comune, guadagnare la giornata. Così come in alto la globalizzazione ha costruito una élites che vive nello stesso quartiere della ricchezza e del privilegio, ovunque si trovi, così in basso essa produce la stessa periferia, ovunque.Questa periferia non si ribella, ma si arrangia e per questo la criminalità più feroce si inserisce in ogni piega di questo arrangiarsi. Come la finanza regola il mondo di sopra, la criminalità disciplina quello di sotto, con regole in fondo uguali: il pesce più grosso fa fuori il più piccolo in attesa di essere divorato da uno più grande, per tutti decidono la forza ed il profitto.El Diablo non è certo un rivoluzionario, anzi è in fondo un reazionario di una famiglia ricca e conservatrice travolta dal nuovo capitalismo. Si trova però nella condizione di Souvarine, l’anarchico individualista di Germinale di Zola, senza averne alcuna delle convinzioni e senza alcuna intenzione di sabotare il sistema. Ma comunque è fuori del sistema e non intende collaborare con esso. Per amore, per pura ragione personale, si vede costretto a combattere una trama criminale del sistema, dove gli assassini sfruttatori del mondo di sotto fanno i più infami affari con, e vengono protetti dal, potere del mondo di sopra. Perché alla fine è proprio la criminalità dello sfruttamento della persona, in questo caso di giovani ragazze schiave sessuali, ciò che unisce e fa interagire i due mondi, quello della ricchezza globale e della periferia globale.Il romanzo di Baldrati non offre speranze, non c’è conflitto collettivo, ma solo agire individuale nella sua storia. Anche se improvvisamente in quella periferia di Bologna compare, come un sole improvviso che squarci le nubi, uno striscione contro il potere , il razzismo ed il fascismo. È una testimonianza lontana e impotente, oppure il segnale di un’altra possibilità, oltre la resistenza e l’estraneità solitarie?Il romanzo non sceglie, anzi ci lascia nella totale incertezza..Forse ci vuole un seguito, anche perché la storia é bella ed avvincente e il personaggio El Diablo un po’ lo si ama, un poco lo si odia, non per quello che è diventato, ma per il soldato del potere che è stato.La periferia globale è il primo protagonista del romanzo, un mondo terribile dove oramai sopraffazione ed ingiustizia hanno raggiunto un loro equilibrio, una loro stabilità. Non c’è bisogno di andare a Wall Street per vedere in opera la ferocia del capitalismo, basta osservare come funzioni il ghetto di Bologna. I poveri, se non si ribellano alla propria condizione, sono solo dei ricchi mancati, non meno feroci ed ingiusti di quelli. Anzi lo sono di più perché i margini di bontà per i poveri sono economicamente nulli. Per questo rispondere alla ferocia delle periferie con i buoni sentimenti del mondo di sopra è inutile, e persino offensivo. La realtà brutale che il romanzo di Baldrati ci scaraventa addosso, ci costringe a queste riflessioni.