LE OTTO MEDAGLIE D’ORO DEI PARTIGIANI EBREI ITALIANI. COME COMMEMORARLI ?

LE OTTO MEDAGLIE D’ORO DEI PARTIGIANI EBREI ITALIANI. COME COMMEMORARLI ?

La Brigata Ebraica formalmente appartiene alle forze militari alleate che liberarono l’Italia dal nazifascismo.Ma la liberazione è opera anche della Resistenza italiana che combattè con i suoi effettivi, calcolati in duecentomila uomini e donne. Tra loro c’erano anche duemila ebrei italiani. E per otto di loro, caduti duramnte la guerra di liberazione, è stata decretata la medaglia d’oro al valor militare.Guai a dimenticarli. Ricordare solo la Brigata Ebraica non rende giustizia al sacrificio di questi coraggiosi uomini e donne che con la massima onorificenza portano il nome di Eugenio Colorni, Eugenio Curiel, Eugenio Calò, Mario Jacchia, Rita Rosani, Sergio Forti, Ildebrando Vivanti, Sergio Kasman.Ricordiamo qualcosa delle loro storie. Il 28 maggio del 1944, pochi giorni prima della liberazione della capitale, un giovane antifascista venne fermato in via Livorno a Rpoma da una pattuglia di fascisti della famigerata banda Koch: tentò di fuggire, ma fu raggiunto e ferito gravemente da tre colpi di pistola. Trasportato all’Ospedale San Giovanni, morì il 30 maggio, a soli 35 anni, sotto la falsa identità di Franco Tanzi. Era Eugenio Colorni, ebreo, promotore del Centro interno socialista, tra gli ideatori del Manifesto federalista di Ventotene. La medaglia d’oiro gli fu conferita nel 1946.Suo amico era Eugenio Curiel (nella foto). Di lui il poeta Alfonso Gatto ha scritto:“la speranza che dentro ci svegliava / oltre l’orrore le parole udite / dalla bocca fermissima dei morti / “liberate l’Italia, Curiel vuole / essere avvolto nella sua bandiera” […]». Eugenio Curiel, comunista, fu ucciso dalle brigate nere per strada a Milano. Una raffica di mitra lo colpì ad una gamba, facendolo stramazzare al suolo. Curiel si rialzò e riprese la corsa ma venne raggiunto da una serie di raffiche che lo abbatterono al suolo. Aveva solo 33 anniEugenio Calò, invece era toscano, e fu un grande vcomandantev partigiano: fu ucciso a 38 anni dai tedeschi. Mario Jacchia, detto Rossini, bolognese, partigiano, fu ucciso dopo essere stato catturato dai nazifascisti e torturato. Non parlò mai. E Rita Rosani? Triestina, aveva messo in piedi la banda partigiana Aquila, operavano in Valpolicella. Fu uccisa da un fascista repubblichino,con un colpo alla testa; nel processo tenutosi nel ’45 l’ufficiale fu condannato a vent’anni di carcere, ma liberato poco dopo.Sergio Forti, altro triestino, partigiano, fu invece ucciso a Norcia dai tedeschi dopo essere stato a lungo torturato. Il bresciano Ildebrando Vivanti partigiano di Giustizia e libertà cadde sotto i colpi dei nazifascisti il 10 settembre del ’43. Sergio Kasman, genovese, infine poartigiano a Milano, fu ucciso a 24 anni: ,in piazza Lavater,poco distante da Porta Venezia. Sonoi tutte storie del nord, è vero, come sono in prevalenza del nord gli ebrei che hanno partecipato alla Resistenza.Ciò non toglie che anche chi sta al centro non debba onorarli.