CASAL BRUCIATO, TORRENOVA: ROMA FRA TENSIONI, INTOLLERANZA E SPERANZA
La paglia ovvero il ” popolo italiano” è ormai secca abbastanza. Avvicinarci un cerino rischia di fare divampare incendi di enormi dimensioni che, anche se spenti, non riporteranno mai le esistenze alla normalità. Un ” ti stupro” gridato rabbiosamente all’indirizzo di una donna rom che cerca di entrare a casa col figlioletto piccolo, impaurita, circondata da centinaia di cittadini urlanti e imbizzarriti come stalloni in cattività, non si dimentica facilmente. Risuonerà in ogni angolo di quella piccola casa frutto non di occupazione abusiva ma di legittima applicazione di una graduatoria. La famiglia nomade, infatti, è composta da 14 membri che hanno deciso di aderire al piano del Campidoglio e lasciare il campo de La Barbuta. Ancora una volta tornano intolleranze, paura e razzismo dopo le rivolte antinomadi di Torre Maura e Casalotti. A soffiare troppo sulle ansie, le paure della gente si finisce per innescare micce che non possono sedarsi poi immediatamente. Gridando agli untori si finisce per individuare colpevoli in ogni altro da sé e il confine fra giusto e ingiusto si confonde, non si discerne più. Così accade che una comunità che non ha nel suo DNA intolleranza e razzismo, incitata o meglio aizzata da fomentatori, si scagli contro il debole additandolo, offendendolo, rifiutandolo. I residenti sono furiosi, supportati dai militanti di Casapound e da ieri la famiglia rom vive sotto assedio. Tuttavia, nonostante la paura e il senso di impotenza e sconforto che li ha assaliti, hanno dichiarato di non volere rinunciare al loro diritto. Il sindaco di Roma, Virginia Raggi, in visita alla famiglia assegnataria dell’immobile praticamente sequestrata in casa da 72 ore, è stata duramente contestata dai cittadini e dai militanti di Casapound e avrebbe replicato alle ingiurie sostenendo che gli unici abusivi nella fattispecie erano proprio i facinorosi di estrema destra che fomentavano la protesta. Il primo cittadino ha lasciato il luogo scortata e seguita da cori sessisti e inqualificabili. Prosegue, quindi, ” l’assedio” dell’ immobile dove vive la famiglia rom, presidiata da picchetti di residenti e forze dell’ordine. Intanto un’altra Italia e un’altra periferia romana vanno in scena a Torrenova. Una giovane mamma rom e le suefiglie da quattro giorni vivono nell’immobile assegnato. Lì la protesta fascista non ha attecchito. Su Whatsapp genitori e maestre della scuola frequentata dalle figliolette della donna, è stata organizzata la difesa del nucleo familiare. Previsti turni notturni di sorveglianza per non lasciare mai la donna da sola fino a che la situazione di tensione sociale non si plachi. Roma tra intolleranza e speranza, costretta in un limbo in cui flebili si levano le voci della politica nazionale, incapace di catalizzare i bisogni della gente senza scadere nel becero populismo di destra e sinistra. E intanto il Ministro dell’Interno a Matrix avrebbe dichiarato in merito alla vicenda dell’assedio dei rom di Casal Bruciato: ” gli unici Nomadi che mi piacciono sono quelli della band” ( cfr. Il Messaggero) liquidando con una battuta una situazione che racchiude in sé una potenziale carica esplosiva. Salvo poi sostenere che la violenza non è mai una soluzione e che sarà predisposto ” entro l’estate un dossier Rom in Italia, per intervenire una volta per tutte”. L’affermazione ha suscitato non poche inquietudini soprattutto perché pronunciata in un momento storico in cui, stante i venti che spirano, lo spettro, dell’autoritarismo sembra materializzarsi sempre di più e sempre più vicino.
