LA CASSAZIONE VIETA LA VENDITA DEI DERIVATI DELLA CANNABIS

LA CASSAZIONE VIETA LA VENDITA DEI DERIVATI DELLA CANNABIS

Maggio 2019: per la Cassazione è “vietata la vendita o la cessione a qualsiasi titolo dei prodotti derivati dalla coltivazione della Cannabis”: foglie, resina,olio e infiorescenze. Con questa sentenza, la suprema corte decreta che la Cannabis, come prescrive la legge del 2016, si può coltivare, ma non ci puoi fare altro che raccoglierla e farci fibre. Tutto il resto ANCHE se il contenuto di THC è inferiore allo 0.2% non si può fare. O almeno così interpreta la Cassazione perché in 3 anni, nonostante il boom del commercio della Cannabis Light, il governo italiano ha deciso di non legiferare in proposito. Per 3 anni un settore che, secondo Coldiretti, vale 40 mld di euro e che ha visto decuplicare gli ettari di terreno coltivati (da 400 del 2013 ai 4000 al 2018) è stato TOTALMENTE ignorato dai Governi italiani lasciando gli imprenditori, spesso giovani, nel limbo giuridico. Questo è il vero vulnus politico: il problema, infatti non è della Corte di Cassazione, loro applicano e interpretano la legge, la colpa è di uno Stato ignavo che decide di non decidere! Lo stesso Stato che legifera sull’abbassamento dell’IVA sui tartufi, che produce la norma Pernigotti, o mette a caricao dei cittadini italiani il salvataggio Alitalia, lascia il compito di regolamentare un settore economico (che un tempo era tradizionale del paese) al potere giudiziario nel bene e nel male. Infatti, neanche Salvini, nonostante i suoi roboanti attacchi via social, aveva realmente fatto qualcosa dal punto di vista legislativo, preoccupato, forse, delle reazioni della Coldiretti, alleato prezioso della Lega. La dimostrazione. Nel febbraio 2019 la Cassazione dichiara che è “legale l’utilizzo di Cannabis Light” perché “se è legale coltivarla lo è anche fumarla” ribaltando un altro giudizio della stessa Corte. Tre sentenze e zero interventi legislativi. Vi sembra normale? Nota bene, stiamo parlando di una colossale ignavia trasversale. Salvini, immediatamente, dichiara “Siamo contro qualsiasi tipo di droga, senza se e senza ma, e a favore del divertimento sano” (e allora proibite anche l’alcool). Ma anche il PD non è da meno, per Stefano Pedica (Pd) “non ci sono droghe di serie A e B, sono tutte pericolose” e aggiunge “dietro il proibizionismo non c’è nessuna ipocrisia” e rilancia “a questo punto bisogna procedere in fretta alla chiusura dei negozi che vendono cannabis light”. Per dover di cronaca va segnalata l’opposizione di Michele Anzaldi (PD), il quale GIUSTAMENTE sottolinea che questa sentenza rischia di mandare in bancarotta un intero settore con conseguente perdita di posti di lavoro. Una cosa assurda perché i derivati della Cannabis non sono solo infiorescenze da fumare, sono gli oli rilassanti utili sia per i malati di Parkinson che per chi soffre di ipertensione, sono le resine da cui possiamo creare bioplastiche, sono gli integratori alimentari, le farine, etc. Come giustamente segnalaCarlo Stagnarodell’Istituto Bruno Leoni su Twitter: “In un paese appena normale, in una fase di rallentamento economico, la politica si sbrigherebbe a correggere la normativa per “sanare” la situazione e non uccidere uno dei pochi segni di vitalità economica; in un paese appena normale”. Hai ragione Carlo, in un paese minimamente normale sarebbe così, ma cosa rimane di normale in questo paese?